Bruxelles – La data del referendum ancora non c’è, ma il governo di David Cameron già trema. Restare nell’Unione europea o lasciarla per qualcuno è pregiudiziale a qualsiasi esito negoziale immaginabile ora, e qualche ministro, oltre a numerosi parlamentari, ha già di fatto iniziato una campagna per il “no”, per lasciare l’Unione. Cameron invece è convinto di riuscire ad ottenere quel che vuole, e già da ora sta facendo campagna per il “sì”, e minaccia chi sarà contro di lui di espulsione dal governo.
Parlando in Germania a margine del G7 il premier ha chiaramente detto che non tollererà alcun dissenso alle sue posizioni. “Se vuoi far parte del governo, devi considerare che siamo impegnati in un esercizio di rinegoziazione che porterà a un referendum, che avrà un esito positivo. E tutti nel governo hanno firmato il nostro manifesto elettorale”, ha detto Cameron ai giornalisti che gli chiedevano se i ministri avrebbero avuto libertà di voto.
L’ottimismo del premier su un risultato positivo dei negoziati (e non si capisce, a dire il vero, perché già oggi debba esserlo) si scontra contro un nutrito gruppo di suoi parlamentari che invece sono su posizioni fortemente euroscettiche. Oltre 50 deputati (e, si dice, riservatamente, una decina di membri del governo) si sono già detti pronti a fare campagna per il “no” al referendum, il che mina la posizione negoziale di Cameron verso l’Unione, ma lo indebolisce anche all’interno.
Lo scontro sulla Brexit sarà duro, anche nella valutazione del risultato dei negoziati, che non potranno portare moltissimo di sostanziale, e dunque la valutazione del risultato sarà molto politica. “Se otterrò che la Gran Bretagna si troverà meglio in un’Europa riformata, ovviamente il governo non potrà avere una posizione neutrale”, ha detto il premier.