Bruxelles – Procedono a spron battuto le elezioni europee nell’Unione, con altri due Paesi membri che oggi (7 giugno) hanno aperto le urne a un totale di circa 12 milioni di elettori. Dopo i Paesi Bassi che hanno inaugurato ieri (6 giugno) la tornata elettorale del 2024, Repubblica Ceca e Irlanda si sono messe in scia per la scelta di altri 35 membri (su 720) del Parlamento Europeo nella decima legislatura. E in Irlanda il voto avrà un valore anche nazionale, considerato il fatto che si voterà parallelamente alle elezioni europee anche per quelle amministrative.
Mentre i Paesi Bassi sono nel pieno delle analisi degli exit poll dopo la chiusura dei seggi e in Italia è tutto pronto alla vigilia del voto (in programma l’8-9 giugno), i partiti irlandesi e quelli cechi si contenderanno rispettivamente 14 e 21 seggi all’Eurocamera. In Irlanda i sondaggi che prevedono un testa a testa tra il partito di centro-destra Fine Gael del nuovo Taoiseach (capo del governo), Simon Harris, e il partito di opposizione di sinistra Sinn Féin (primo al 25 per cento). I 3,4 milioni di elettori determineranno non solo la composizione delle delegazioni irlandesi al Parlamento Ue, ma anche la distribuzione dei 949 seggi di consiglio comunale e di contea.
Per quanto riguarda la Repubblica Ceca sembra avere vita facile il partito di opposizione dell’ex-premier Andrej Babiš, Ano 2011 (Azione dei Cittadini Insoddisfatti) – che i sondaggi danno al 32 per cento delle preferenze – mentre potrebbe fermarsi al 24 per cento la coalizione Spolu di centro-destra attualmente al governo guidata dal Partito Civico Democratico (Ods) del primo ministro, Petr Fiala. Gli 8,5 milioni di elettori cechi saranno decisivi soprattutto per definire la forza politica del partito populista di orientamento liberal-conservatore all’interno della famiglia europea dell’Alde (Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa), visto che con i suoi potenziali 7/8 eurodeputati eletti potrebbe minacciare di uscire dal gruppo di Renew Europe al Parlamento Ue dopo le elezioni europee, in polemica con i francesi di Renaissance sulla politica migratoria.