Bruxelles – L’ecodesign dei prodotti su tutto il territorio dell’Unione Europea diventerà presto legge e dal 2026 il divieto di distruzione di tessuti e calzature invenduti sarà vincolante per tutti i Paesi membri. Dopo l’approvazione a larghissima maggioranza alla sessione plenaria del Parlamento Ue lo scorso 23 aprile, i 27 governi Ue hanno dato il via libera oggi (27 maggio) – con la sola eccezione dell’Italia, che si è astenuta – all’accordo su una legislazione di cruciale importanza per il futuro ambientale dell’Unione. Si attende ora solo la firma delle presidenze dei due co-legislatori e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue, prima dell’entrata in vigore 20 giorni più tardi e la piena applicazione dopo 24 mesi.
Il nuovo Regolamento proposto dalla Commissione Ue nel marzo 2022 – che la relatrice per l’Eurocamera, Alessandra Moretti (Pd), aveva definito la chiave di volta per “liberarci dall’obsoleto modello prendi-produci-smaltisci”, in occasione del voto finale in plenaria – vede come basi fondanti dell’ecodesign il divieto di distruzione dei vestiti invenduti, i requisiti minimi per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sul mercato europeo e il passaporto digitale per le informazioni degli stessi prodotti. Tecnicamente si tratta di una modifica dell’attuale direttiva sulla progettazione ecocompatibile (risalente al 2009), ampliandone il campo di applicazione che a oggi copre solo i prodotti energetici. Vengono inoltre stabiliti nuovi requisiti di progettazione, per limitare l’impatto sull’ambiente e aumentare l’affidabilità, il riutilizzo, la riparazione e il riciclo.
Il nuovo Regolamento si applicherà a diverse categorie di prodotti – lavastoviglie, televisori, finestre, caricatori per auto – e la Commissione avrà il potere di estenderne il divieto attraverso atti delegati. Bruxelles darà priorità alle categorie alto impatto, tra cui quelle che riguardano il tessile (soprattutto indumenti e calzature), mobili (compresi i materassi), ferro, acciaio, alluminio, pneumatici, vernici, lubrificanti e prodotti chimici, elettrici ed elettronici. Il Regolamento introdurrà per la prima volta un ‘passaporto digitale’ dei prodotti, con l’obiettivo di fornire informazioni sulla sostenibilità ambientale di quelli immessi nel Mercato unico: a livello pratico si tratterà di un’etichetta di facile accesso, che permetterà di consultare le informazioni sulla sostenibilità dell’oggetto acquistato.
È poi previsto il divieto di distruzione di prodotti tessili e calzature invenduti, e la Commissione potrebbe estendere in futuro la lista delle categorie di prodotti sottoposti a una maggiore sostenibilità sociale e ambientale, per incentivare un cambiamento sostanziale nel mondo della produzione fast fashion e non solo. L’applicazione delle norme è prevista appunto dopo due anni dall’entrata in vigore della legge, e solo le piccole e microimprese saranno esentate, mentre quelle di medie dimensioni saranno interessate 6 anni più tardi. Gli operatori economici che distruggono i beni invenduti – fatta eccezione appunto per abbigliamento, accessori di abbigliamento e calzature per cui si applica il divieto di distruzione – saranno tenuti a comunicare annualmente le quantità di prodotti scartati e le relative motivazioni, e in caso di violazione del Regolamento sarà compito degli Stati membri determinare le sanzioni (armonizzate tra i Ventisette) da imporre.