Bruxelles – Brutta tegola per il governo. La Commissione europea boccia la proposta di deroga per l’estensione della cosiddetta ‘reverse charge’, l’inversione contabile dell’Iva che la legge di stabilità imputa anche alla grande distribuzione organizzata (Gdo). Una decisione, notificata già al Consiglio (gli Stati membri), che mette in difficoltà Matteo Renzi e il suo esecutivo, già alle prese con il nodo pensione dopo la sentenza della Consulta. Il reverse charge (letteralmente inversione contabile) prevede che negli scambi tra imprese sia l’acquirente a versare l’Iva, e non il venditore. Già in vigore per il settore edile, con la legge di Stabilità 2015 è stata estesa anche al settore energetico, ai servizi di pulizia, di demolizione e di installazione di impianti, a ipermercati, supermercati e discount alimentari. Ma solo fino a oggi, giorno in cui l’Europa ‘rompe’ le uova nel paniere al nostro Paese.
Col mancato via libera di Bruxelles alla ‘reverse charge’ all’Italia mancano 728 milioni di euro già notificati a Bruxelles, che il governo dovrà reperire a meno di attivare la clausola di salvaguardia legata al provvedimento. Se entro fine giugno non si troveranno 728 milioni, dall’1 luglio scatteranno rincari delle accise pensate per compensare un no dell’Ue, e questo vuol dire stangata per gli italiani.
La Commissione non entra nel merito politico, anche se di fatto viene bocciata una parte della legge di stabilità. Bruxelles entra però nel merito giuridico e tecnico. In primo luogo la proposta di estendere il pagamento dell’Iva alla grande distribuzione organizzata è illegale, perchè contraria all’articolo 395 della direttiva sull’Iva. In secondo luogo non risolve il problema (al massimo lo sposta) e la misura rischia comunque di non avere la portata prevista. La Commissione Ue ha “seri dubbi sul fatto che la misura richiesta avrebbe l’impatto positivo previsto dalle autorità italiane”. La Commissione è inoltre del parere che “non è sufficientemente evidente che la misura in questione riesca a contrastare frodi” fiscali. Al contrario, si legge nel parere inviato al Consiglio, la stessa misura “comporterebbe elevati rischi di spostamento di frode al settore della distribuzione e a agli altri Stati membri”.
Può dunque esultare il mondo delle imprese. La decisione della Commissione europea è stata sollecitata da Confindustria subito dopo l’approvazione della legge di stabilità contenente il meccanismo di inversione contabile dell’Iva. Gli industriali italiani ne hanno contestato l’estensione per le forniture a supermercati, ipermercati e discount alimentari. Oggi l’Ue dà ragione a Confindustria e boccia l’Italia, anche se nel parere inviato al Consiglio si legge che la Commissione “contesta” la misura. Sfumature semantiche che all’atto pratico cambiano davvero poco.