Bruxelles – Urusula von der Leyen non chiude le porte ai conservatori europei, e lascia aperta la possibilità di collaborazioni eventuali nella prossima legislatura. La presidente uscente della Commissione europea, a caccia di un altro mandato, è sulle possibili convergenze Ppe-Ecr che infiamma il dibattito di lunedì sera a Maastricht, il primo tra tutti i candidati designati per la guida dell’esecutivo comunitario, che ha aperto ufficialmente la campagna elettorale.
“Dipende molto dalla composizione del prossimo parlamento, e da chi vi farà parte“, la risposta di von der Leyen alla domanda sulla possibile collaborazione tra lei e il suo partito e i conservatori europei. Sono rimasti delusi certamente quanti si attendevano una presa di posizione chiara, all’insegna di un Ppe dichiaratamente europeista e meno ammiccante ai sovranisti. Tanto che Nicolas Schmit, candidato dei socialisti, attacca: “E’ pregata di chiarire: lavorare con l’estrema destra andrebbe contro ciò per cui ha lavorato questa Commissione“.
L’attuale commissario per il Lavoro e gli affari sociali cita la comunità Lgbtqi, perché rappresentativa della distinzione tra un’Unione europea che ne i promuove i diritti e le forze politiche conservatrici che invece i loro diritto tendono a ridurli e negarli. La possibile relazione tra Ppe ed Ecr, dunque, diventa il vero motivo di attrito nella corsa tra popolari e socialisti, comunque molto vicini nella visione di altre sfide. Nessuna risposta ieri sera dall’Ecr, che non ha un candidato presidente della Commissione, e dunque non era presente al dibattito.
Lotta all’immigrazione irregolare e difesa del Green Deal sono qualcosa che accomuna praticamente tutti i candidati apparsi sul palco. Anche se i Verdi, con Bas Eickout, accusano von der Leyen di “aver annacquato” il Green Deal “ritirando la proposta sul taglio dei pesticidi” e accettando tutte le richieste degli agricoltori, sostenuti dalla destra estrema.
Per von der Leyen, però, desiderosa del secondo mandato, è al momento non percorribile la strada di una chiusura all’Ecr. Anche perché cinque anni fa la sua investitura in Parlamento europeo arrivò proprio da una parte del gruppo dei conservatori, in particolare i polacchi di Pis. Inoltre manda una messaggio, quando dice che tutto dipenderà da chi farà parte del gruppo. Un sottolineatura che sembra indicare una chiusura verso Viktor Orban, il primo ministro ungherese che con i conservatori sta flirtando. Semmai von der Leyen sta silenziosamente dettando le condizioni di un’alleanza tra popolari e conservatori, nel tentativo di poter convincere i liberali che hanno delle linee rosse molto chiare.
La candidata indicata da Renew Europe, Marie-Agnes Strack-Zimmermann, spiega pubblicamente che non c’è alcuna disponibilità né a strizzare l’occhio né a fare concessioni a chi l’Ue la mette in discussione. “Dobbiamo essere forti con paesi come l’Ungheria, perché i problemi locali di un paese si ripercuotono sull’intera Unione”. Un Ecr che all’interno Orban, dunque, vorrebbe dire l’isolamento del Ppe in Parlamento. Le scelte dei popolari dipenderanno dunque dalle scelte altrui.