Bruxelles – Anticipata di un giorno per evitare che una bocciatura all’ultima sessione di voto a disposizione per questa legislatura potesse far saltare il banco prima delle elezioni europee, alla fine la votazione del Parlamento Europeo sulla modifica della Politica Agricola Comune (Pac) non ha riservato colpi di scena in zona Cesarini. Con 425 voti a favore, 130 contrari e 33 astenuti, gli eurodeputati hanno apposto oggi (24 aprile) il loro sigillo alle proposte presentate dalla Commissione Ue lo scorso 15 marzo per affrontare i problemi riscontrati nell’attuazione dei piani strategici della Pac e dopo mesi di durissime proteste degli agricoltori europei nei Paesi membri e a Bruxelles.
Il via libera in plenaria alle modifiche della Pac 2023-2027 ha seguito l’attivazione della procedura d’urgenza alla mini-plenaria di inizio mese, anche se il Partito Popolare Europeo ha richiesto in apertura dei lavori lunedì (22 aprile) di anticipare a oggi il voto originariamente previsto per domani (25 aprile). Il Regolamento dovrà ora essere formalmente adottato dal Consiglio, prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue.
Non si attendono particolari sorprese nemmeno al Consiglio Agricoltura in programma a Lussemburgo lunedì prossimo (29 aprile), che dovrà mettere la parola ‘fine’ alla questione, anche considerata l’assenza di resistenze già dimostrata dai 27 rappresentanti degli Stati membri al Comitato speciale Agricoltura alla prima prova di voto lo scorso 26 marzo (mentre centinaia di trattori invadevano di nuovo le strade di Bruxelles). Tutto va nella direzione di quanto anticipato dalla presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue, rispondendo alla richiesta del gabinetto von der Leyen di accelerare l’iter di approvazione: “Se tutto va come previsto, entrerà in vigore entro la fine della primavera“.
Cosa prevede la modifica della Pac
Dopo la deroga temporanea per tutto il 2024 ai terreni incolti, la revisione della Pac prevede di eliminare completamente la destinazione di “una quota minima di terreno coltivabile ad aree non produttive” dallo standard 8 delle ‘Buone condizioni agronomiche e ambientali’ (Bcaa) – cioè terreni incolti – “pur mantenendo la protezione degli elementi paesaggistici esistenti”. Gli Stati membri sono invece tenuti a “istituire un eco-schema” che offra un sostegno agli agricoltori “per mantenere una parte dei terreni coltivabili in stato non produttivo o per creare nuovi elementi paesaggistici” (come siepi o alberi). In questo gli agricoltori saranno “specificamente ricompensati per queste aree non produttive che sono benefiche per la biodiversità sui terreni agricoli e, più in generale, delle aree rurali”. I Ventisette potranno anche prevedere “esenzioni specifiche” dalle norme sugli standard Bcaa 5, 6 e 7 (gestione della lavorazione del terreno, copertura del suolo e terreni a riposo) per le situazioni che “rischiano di essere contrarie ai loro obiettivi”, come nel caso di condizioni specifiche di terreni e sottosuoli. Più nello specifico sulla rotazione delle colture (standard 7) sarà mantenuta ma gli Stati membri potranno “aggiungere la possibilità di soddisfare questo requisito con la diversificazione delle colture“, una flessibilità che dovrebbe consentire agli agricoltori “colpiti da regolare siccità o di precipitazioni eccessive” di rispettare la condizione “in modo più compatibile con la realtà agricola”.
Tra le modifiche più significative c’è l’esenzione per le aziende agricole sotto i 10 ettari dai controlli di condizionalità e dalle sanzioni, una misura che “riguarda il 65 per cento dei beneficiari” della Pac ma “solo solo il 10 per cento della superficie agricola totale”, ricorda la Commissione. “Lo scopo è alleviare l’onere amministrativo legato ai controlli, che è più elevato per le piccole aziende agricole rispetto a quelle più grandi“. In altre parole – oltre alle flessibilità generali sulle Bcaa – l’alleggerimento degli oneri per i piccoli agricoltori con una dimensione massima di azienda non superiore a 10 ettari di superficie agricola garantirà che non debbano “essere controllati per quanto riguarda il rispetto dei requisiti di gestione obbligatori”, dal momento in cui l’esenzione “non ostacolerebbe in modo significativo il ruolo dei requisiti di condizionalità nel contribuire agli obiettivi climatici e ambientali”. Inoltre viene proposto anche di aumentare il numero di richieste di modifica del Piano strategico della Pac da una a due all’anno: “Questo è necessario per affrontare più rapidamente le mutevoli situazioni degli agricoltori, comprese quelle causate da eventi climatici avversi”, specifica la Commissione.
Per quanto riguarda la remunerazione degli agricoltori e la loro posizione nella filiera alimentare, si seguiranno tre strade. In primis la Commissione lancerà un osservatorio dei costi di produzione, dei margini e delle pratiche commerciali nella catena di approvvigionamento agroalimentare – con i rappresentanti di tutti i settori della filiera alimentare e i rappresentanti degli Stati membri e della Commissione – la cui prima riunione “è prevista per l’estate”. In secondo luogo viene proposto il rafforzamento delle norme applicabili ai contratti che gli agricoltori stipulano con gli acquirenti dell’industria alimentare o della vendita al dettaglio, attraverso nuove opzioni al Regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (Ocm) e all’applicazione transfrontaliera delle norme contro le pratiche commerciali sleali. Infine la Commissione condurrà una “valutazione approfondita” della direttiva sulle pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare in vigore dal 2021, con la prima relazione consegnata nella primavera del 2024 e una valutazione più dettagliata da presentare nel 2025 insieme a proposte legislative “se opportuno”.