Hammamet – “La Tunisia punta su una strategia di transizione energetica volontaria che la posiziona su degli obiettivi ambiziosi in termini di introduzione delle energie rinnovabili nel mix elettrico, questo rappresenta una straordinaria opportunità di collaborazione, di cooperazione internazionale, in particolare con i Paesi vicini alla Tunisia che sono collegati sia geograficamente che economicamente”. Lo ha affermato Fethi El Hanchi, direttore generale di Anme (Agenzia Nazionale tunisina per la Gestione dell’Energia), durante la MeetMed Week in corso ad Hammamet in Tunisia, organizzata da Medener (che vede Roberta Boniotti di Enea come segretario generale) e Anme in partnership con Aprue (l’Agenzia Nazionale algerina per la Promozione e la Razionalizzazione dell’Uso dell’Energia). “L’Italia potrebbe giocare un ruolo importante nella strategia di transizione energetica nazionale, visto il gasdotto transmediterraneo e visto anche il progetto Elmed che è in corso di realizzazione“, continua El Hanchi: “Si tratta di due aspetti, il gas naturale e l’elettricità” ed Elmed “potrebbe anche essere lo strumento per promuovere le energie rinnovabili tra Africa ed Europa, potrebbe migliorare la capacità dell’Africa di produrre energia rinnovabile”.
Per la Tunisia “puntiamo al 35 per cento di energie rinnovabili nel mix elettrico entro il 2030, ossia 4.850 megawatt in più, ed entro il 2035 puntiamo al 50 per cento del mix elettrico, ovvero 8.350 megawatt”, spiega El Hanchi. Per il momento, “tutti questi obiettivi sono destinati al mercato locale, per quanto riguarda le esportazioni, questo è legato a molti altri fattori, in particolare Elmed”. Il che significa che “dobbiamo avere i mezzi per trasportare l’elettricità e anche la capacità di trasformare l’attuale gasdotto in un gasdotto capace di trasportare l’idrogeno”, due fattori che “influenzeranno l’esportazione di energia dalla Tunisia all’Italia”.
“La Tunisia è stata classificata al 20esimo posto in una lista di 133 Paesi, dalla Banca Mondiale” per efficienza energetica, sottolinea El Hanchi: “Questa posizione è stata assegnata perché la politica tunisina è in vigore dal 1985 e questi 40 anni di esistenza hanno favorito la creazione di un tessuto industriale e di servizi favorevoli allo sviluppo dell’efficienza energetica”. Inoltre “questi strumenti saranno molto utili per aiutare le imprese tunisine a decarbonizzarsi, soprattutto perché la Tunisia punta a ridurre la sua intensità di carbonio del 45 per cento, quasi la metà, entro il 2030, ma abbiamo anche aderito all’iniziativa internazionale ‘carbonio zero’ entro il 2050”. L’ecosistema dell’efficienza energetica “aiuterà molto a raggiungere questo obiettivo”.
Di fronte alle sfide globali, “ogni risposta debba essere transnazionale e non parcellizzata è importante, siamo qui per discutere di questo tipo di collaborazione e cooperazione internazionale”, conferma El Hanchi. “A livello bilaterale ci sono diversi Paesi che favoriscono gli investimenti e sono in grado di sostenere le iniziative della Tunisia: con l’Unione Europea in generale e con il Regno Unito, ma ci sono anche programmi specifici con Paesi come l’Italia e la Francia, progetti molto solidali, soprattutto con l’Agenzia italiana per la cooperazione internazionale”. Attualmente “siamo membri del Fondo verde per il clima (Cgf), un progetto con un finanziamento di 1,5 miliardi di dollari, di cui la Tunisia dispone di circa 200 milioni di dollari in fondi specifici”.