Hammamet – “Spero che i Paesi europei, in particolare, facciano più pressione su Israele per fermare tutto questo, perché questo è davvero controproducente e, a parte la crisi umanitaria, dobbiamo davvero fermarlo, perché influenzerà la stabilità della cooperazione”. Così Jauad El Kharraz, direttore esecutivo di Regional Center for Renewable Energy and Energy Efficiency (Rcreee), durante la MeetMed Week in corso ad Hammamet in Tunisia, organizzata da Medener (che vede Roberta Boniotti di Enea come segretario generale), Anme (l’Agenzia Nazionale tunisina per la Gestione dell’Energia) e in partnership con Aprue (l’Agenzia Nazionale algerina per la Promozione e la Razionalizzazione dell’Uso dell’Energia).
“A giugno si terrà una conferenza tra l’area Mena (Medio Oriente e Nord Africa) e l’Europa sul futuro dell’energia, se la situazione internazionale rimarrà così, potrebbe influire sul successo dell’evento. Abbiamo quindi bisogno di un evento come la MeetMed Week, che stimoli il dialogo tra i Paesi europei e i Paesi del Sud del Mediterraneo per capire qual è il futuro dell’energia, in termini di interconnessioni, di produzione ed esportazione di idrogeno verde e derivati, di sicurezza energetica e di costo merci”, continua El Kharraz. “Spero si possa fermare qualsiasi guerra e conflitto, per rendere la cooperazione più fluida e produttiva. Anche per gli investitori, come ho detto, non è il clima migliore per andare nella regione, perché per loro, anche se il conflitto è in corso a Gaza, per loro, anche Egitto, Giordania e Libano sono tutte aree a rischio. Speriamo che la situazione si risolva molto presto”, conclude.
“C’è stato un accordo tra Egitto e Russia per sviluppare un progetto nucleare, e credo che anche l’Algeria e il Marocco siano interessati, anche se non è probabilmente un progetto immediato. È chiaro che c’è un dibattito sul fatto se valga davvero la pena puntare sul nucleare per la decarbonizzazione” in Medio Oriente e in Nord Africa. “Voglio dire, in termini di modelli in Francia, per esempio, ci sono molti, molti progetti e stanno aiutando davvero a garantire l’elettricità, ma in Nord Africa, ovviamente ci sono anche preoccupazioni sul rischio, come possiamo gestirlo oltre all’investimento”, continua El Kharraz. “Penso quindi che l’Egitto sia il più vicino ad avviare il progetto con la Russia e a portarlo avanti, l’Algeria e il Marocco probabilmente non sono immediati”, prosegue El Kharraz. “Penso che ovviamente il nucleare sia un’opzione, ma il dibattito è controverso, ci sono persone che pensano che contribuirebbe alla transizione energetica, a un obiettivo netto zero. Altri sostengono che si tratta di una tecnologia rischiosa e che non abbiamo necessariamente le capacità e le conoscenze per gestire le centrali nucleari”, conclude.
“La nostra missione principale è quella di sostenere gli stati del Nord Africa e del Mediterraneo per accelerare la transizione energetica, fornendo assistenza tecnica per sviluppare le giuste politiche e strategie per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica per promuovere gli investimenti del settore privato“. Nell’ultimo decennio “abbiamo fatto molti sforzi in Nord Africa e nella regione Mena sulle rinnovabili” e “abbiamo investito più di 18 miliardi di dollari nelle energie rinnovabili, e molto investiremo nei prossimi anni in vista dell’obiettivo di triplicare le rinnovabili entro il 2030”. Se si guarda al Marocco “si punta al 52% di energie rinnovabili nel mix energetico entro il 2030”, in Egitto “l’obiettivo era il 42 per cento entro il 2035, ma ora lo stanno aggiornando per arrivare probabilmente al 60 per cento entro il 2030”, in Algeria “più o meno il 30 per cento, in Tunisia lo stesso”. Ci sono “obiettivi ambiziosi in termini di aumento del contributo delle rinnovabili nel mix energetico”, oltre a “riforme e una volontà politica”.