Bruxelles – Il rapporto della commissione indipendente incaricata dall’Onu di rivedere i meccanismi e le procedure interne all’Unrwa è una boccata d’aria fresca per l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi. E un colpo alla credibilità delle accuse di complicità con Hamas portate avanti da Israele. Non solo Tel Aviv “deve ancora fornire prove a sostegno di ciò”, ma secondo gli esperti guidati dall’ex ministra francese Catherine Colonna “l’insieme di regole in atto all’Unrwa sono le più elaborate all’interno del sistema delle Nazioni Unite”.
Il team, composto dal Raoul Wallenberg Institute in Svezia, il Chr. Michelsen Institute in Norvegia e l’Istituto danese per i diritti umani, ha rilevato che l’Agenzia dispone di ampi strumenti per garantire l’imparzialità nel suo lavoro e per fornire regolarmente a Israele elenchi dei propri dipendenti. Secondo Colonna “il governo israeliano non ha informato l’Unrwa di alcuna preoccupazione relativa a qualsiasi membro del personale sulla base di questi elenchi dal 2011”.
Nelle 54 pagine del documento finale presentato ad Antonio Guterres, risultato di nove settimane di lavoro in cui il gruppo ha condotto più di 200 interviste, incontrato le autorità israeliane e palestinesi e contattato direttamente 47 paesi e organizzazioni. La commissione indipendente ha partorito una serie di 50 raccomandazioni per l’Agenzia, raggruppate in 8 aree di possibili miglioramenti. Che vanno dalla gestione e il controllo interno a nuovi processi di valutazione per il reclutamento del personale, dall’istruzione alla neutralità degli edifici.
Il presupposto rimane in ogni caso che l’Unrwa, dal 2017 a oggi, ha “stabilito e aggiornato un numero significativo di politiche, meccanismi e procedure” per assicurare l’osservanza del principio di neutralità, compresa la fornitura di informazioni e formazione per il personale per prevenire le violazioni, garantire risposte “rapide e adeguate” alle accuse o agli indizi di violazione, compresi i sistemi e le routine di segnalazione e di indagine, e applicare sanzioni disciplinari sul personale che risulta aver violato i principi di neutralità. “Ciò che deve essere migliorato sarà migliorato. Sono fiduciosa che l’attuazione di queste misure aiuterà l’UNRWA a portare a termine il suo mandato”, ha dichiarato Colonna presso la sede dell’Onu a New York dopo la presentazione del rapporto.
L’ex ministra degli Esteri francese ha “incoraggiato la comunità internazionale a lavorare fianco a fianco con l’agenzia affinché possa svolgere la sua missione e superare le sfide che si presentano sul posto”. Il nodo è che – come sottolineato dal rapporto – le accuse di Israele contro 12 membri dell’Unrwa hanno provocato la sospensione di finanziamenti all’Agenzia per un ammontare di circa 450 milioni di dollari. Già nel mese di gennaio alcuni tra i principali donors, tra cui Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Romania, Svezia, Usa, Canada, Islanda, Regno Unito, Giappone e Australia, avevano deciso preventivamente di congelare i fondi. La Commissione europea ha invece scelto di mantenere i propri impegni in attesa dell’esito delle indagini – quella di Colonna e quella condotta dal massimo organo investigativo delle Nazioni Unite (l’Oios).
Nei mesi successivi, Canada, Svezia e Giappone hanno seguito l’esempio di Bruxelles, e addirittura la Spagna ha deciso di incrementare il proprio supporto per l’Unrwa. “L’impatto diretto delle accuse di Israele ha rapidamente ostacolato la capacità dell’Unrwa di continuare il suo lavoro”, ha evidenziato ancora il rapporto. Lavoro che consiste nel fornire assistenza non solo nella Striscia di Gaza, ma a circa 6 milioni di profughi palestinesi in tutta la regione. Per rafforzare il rapporto di fiducia con i finanziatori, la commissione indipendente ha raccomandato all’Agenzia Onu di “aumentare la frequenza e di rafforzare la trasparenza della comunicazione con i donatori sulla sua situazione finanziaria e sulle accuse e violazioni della neutralità”. Il gruppo di revisione ha inoltre suggerito aggiornamenti regolari e “briefing sull’integrità” per i donatori interessati a sostenere l’Unrwa.
L’appello a sbloccare i fondi congelati alla luce delle accuse israeliane è stato immediatamente rilanciato dal commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič che, sottolineando “il numero significativo di sistemi di conformità in atto presso l’Agenzia” rilevati dal rapporto di Colonna, ha invitato tutti i donatori a “sostenere l’Unrwa, l’ancora di salvezza dei rifugiati palestinesi”.
Le parole di Josep Borrell al dibattito sulle responsabilità di Israele
Anche l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, durante il dibattito all’Eurocamera sulle centinaia di uccisioni di operatori umanitari a Gaza per mano delle forze di difesa israeliane, ha accolto con favore i risultati dell’indagine indipendente. “Credo sia importante leggere le parole di questo gruppo di persone molto indipendenti e professionali – ha dichiarato in aula -, non sono state trovate prove delle accuse mosse ai lavoratori dell’Unrwa”. Un esito che trova una “forte convergenza” con ciò che Borrell predica da mesi, e cioè che “il lavoro dell’Unrwa va sostenuto”.
Durante il dibattito, il cui input è stato dato dalla recente vicenda della morte di 7 operatori dell’ong americana World Central Kitchen, Borrell si è chiesto “quante altre volte Israele ha commesso errori” in questi 200 giorni di bombardamenti a tappeto, dal momento che sono circa 200 gli operatori umanitari uccisi e 100 i giornalisti. Oltre alle 33 mila vittime civili. In merito è stata durissima l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Laura Ferrara, che ha chiesto “sanzioni mirate e la sospensione dell’accordo di associazione Ue-Israele, come invocato dalla relatrice delle Nazioni Unite sulla Palestina, ma anche lo stop immediato all’export di ogni tipo di arma o munizione europea, che mai dovrebbe essere fornita a chi si sta macchiando di crimini di guerra”.