Bruxelles – Europol e le forze di polizia nazionali di tutta l’Unione europea si schierano contro la crittografia end-to-end, presente in molte piattaforme di messaggistica, perché temono che le ampie protezioni della privacy consentano ai criminali di operare liberamente.
In una dichiarazione congiunta diffusa domenica 21 aprile, dopo una riunione tenutasi a Londra il 18 aprile scorso alla quale erano invitati i capi di tutte le forze di polizia dell’Ue, hanno criticato le severe misure di privacy che aziende tecnologiche come Meta stanno implementando per i loro servizi di messaggistica. La crittografia end-to-end, in sostanza impedisce a chiunque sia esterno alla conversazione di leggere i testi, piattaforme comprese.
“Le misure sulla privacy attualmente in fase di implementazione, come la crittografia end-to-end, impediranno alle aziende tecnologiche di vedere qualsiasi reato che si verifica sulle loro piattaforme – affermano i capi delle polizie europee -. Inoltre, impediranno alle forze dell’ordine di ottenere e utilizzare queste prove nelle indagini per prevenire e perseguire i reati più gravi, come gli abusi sessuali sui minori, il traffico di esseri umani, il contrabbando di droga, gli omicidi, la criminalità economica e i reati di terrorismo”.
“Non saremo più in grado di garantire la sicurezza pubblica”, affermano allarmati. “Mai prima d’ora le nostre società hanno tollerato spazi che sfuggono alle forze dell’ordine, permettendo ai criminali di comunicare in sicurezza e agli abusi sui minori di prosperare”, aggiunge la nota.
Secondo Europol e le altre forze di polizia “le aziende tecnologiche hanno la responsabilità sociale di sviluppare un ambiente più sicuro in cui le forze dell’ordine e la giustizia possano svolgere il loro lavoro“.
Catherine De Bolle, direttore esecutivo di Europol, ha spiegato in una nota che “le nostre case stanno diventando più pericolose delle nostre strade, poiché il crimine si sta spostando online. Per mantenere la nostra società e le persone al sicuro, abbiamo bisogno che questo ambiente digitale sia protetto”. Secondo la poliziotta belga “le aziende tecnologiche hanno la responsabilità sociale di sviluppare un ambiente più sicuro in cui le forze dell’ordine e la giustizia possano svolgere il loro lavoro. Se la polizia perde la capacità di raccogliere prove, la nostra società non sarà in grado di proteggere le persone dal diventare vittime di reati“.