Roma – Il Fondo monetario internazionale ha ritoccato al rialzo la sua stima di crescita per l’Italia. E’ quanto emerge dal rapporto ‘Article IV’ dedicato al nostro Paese e presentato oggi a Roma da Petya Koeva Brooks, senior analyst dell’Fmi. Nel 2015 si passa dalla precedente previsione di un +0,5% del Pil a un +0,7% indicato nel rapporto, mentre per l’anno prossimo l’attesa è di un +1,2% (era +1,1% nella precedente valutazione). Stime che si discostato leggermente da quelle della Commissione europea (+0,6% quest’anno e +1,4% nel 2016%), ma che rafforzano l’idea che la recessione sia ormai alle spalle.
“C’è una ripresa in vista e per questo abbiamo rivisto al rialzo le nostre stime sull’economia italiana”, hanno spiegato i tecnici dell’istituzione presieduta da Christine Lagarde. “Per l’anno in corso lo abbiamo fatto alla luce dei risultati del primo trimestre, migliori delle nostre attese – ha aggiunto Brooks – mentre per il prossimo anno siamo ancora piuttosto prudenti perché vogliamo vedere in che misura ci sarà la ripresa degli investimenti”.
Promossi anche gli obiettivi di bilancio per quest’anno, con un deficit al 2,6% definito dall’analista un “buon equilibrio fra un graduale risanamento dei conti e lo stimolo alla crescita”. Anche se, per l’Fmi, è necessaria una ripresa più vigorosa “per ridurre la disoccupazione e il debito pubblico più velocemente”.
Per il Fondo, “le importanti riforme economiche e istituzionali del governo Renzi hanno fatto crescere la fiducia” verso l’Italia. Particolarmente apprezzate il jobs act, la riforma della Pubblica amministrazione, quella della giustizia civile, e le modifiche alle norme sugli appalti pubblici. E un ulteriore impulso potrebbe arrivare, secondo il rapporto, da “un moderato uso della flessibilità offerta dal Patto di stabilità e crescita”, che “potrebbe sostenere il programma di riforme strutturali e creare spazio per ulteriori tagli di imposte”.
Le critiche arrivano sul fronte delle privatizzazioni. Lo studio lamenta che “gli obiettivi delle privatizzazioni sono stati abbassati nel Def rispetto alla Legge di bilancio”. Da un introito stimato in uno 0,7% del Pil previsto dalla Legge di Stabilità si è passati a uno 0,4% indicato dal Def. Un riduzione che non piace all’Fmi, convinto invece che “sarebbe opportuno ritornare a quegli obiettivi più ambiziosi”.
Il rapporto, infine, indica che l’Italia dovrà disinnescare la clausola di salvaguardia prevista dalla Legge di stabilità dello scorso anno “per evitare dannosi incrementi delle tasse”. Per, farlo, è l’invito del Fondo, le compensazioni andranno garantite attraverso “tagli alla spesa”.