Bruxelles – I centinaia di droni e missili lanciati dall’Iran verso il territorio israeliano, in risposta al bombardamento della sede diplomatica di Teheran a Damasco, hanno convogliato le energie – e le preoccupazioni – dei capi di stato e di governo Ue riuniti per il Consiglio europeo straordinario a Bruxelles. Ora l’imperativo è evitare ad ogni modo l’escalation tra le due potenze regionali: nelle conclusioni i 27 esortano “tutte le parti a esercitare la massima moderazione e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare la tensione” e mettono in chiaro di essere pronti a sanzionare ulteriormente l’Iran.
Il nuovo scenario aperto dall’attacco iraniano riporta il blocco Ue a parlare con una voce unica. Sul Medio Oriente, dal 7 ottobre, farlo è sempre stata un’impresa. Nessuna ambiguità nella “condanna ferma e inequivocabile dell’attacco iraniano a Israele“, con i capi di stato e di governo che ribadiscono la “piena solidarietà al popolo israeliano e l’impegno per la sicurezza di Israele e per la stabilità regionale”.
Contro Teheran, colpevole secondo l’Ue di una risposta “sproporzionata”, i leader danno il via libera al Servizio Europeo di Azione Esterna per proporre ulteriori misure restrittive, ” in particolare in relazione ai veicoli aerei senza pilota (UAV) e ai missili“. Al termine della prima giornata di lavori del vertice, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha sottolineato alla stampa che “l’impegno nella regione è fondamentale e dobbiamo isolare l’Iran, poniamo delle sanzioni contro l’Iran e lavoriamo con i nostri partner”.
Non solo l’Iran, ma anche il Libano, dove al confine meridionale con Israele proseguono gli scambi di “cortesie” tra Hezbollah e le forze di difesa Israeliane. I 27 ricordano il “forte sostegno al Libano e al popolo libanese e riconoscono le difficili circostanze che il Libano sta attraversando a livello interno e a causa delle tensioni regionali”.
Al di là della tensione crescente tra lo Stato ebraico e il regime degli ayatollah iraniani, l’epicentro del conflitto rimane però a Gaza. Dove Israele, nel tentativo di stanare e eliminare completamente Hamas, ha raso al suolo la gran parte della Striscia e causato più di 33 mila vittime palestinesi. “È necessario mantenere alta l’attenzione verso la guerra in corso a Gaza, dove la violenza è in aumento, e, al contempo, sostenere la difesa di Israele dagli attacchi dell’Iran”, ha avvertito l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell, in un punto stampa a Capri, prima dell’inizio dei lavori della seconda giornata della ministeriale Esteri del G7 sotto presidenza italiana.
Nelle conclusioni del vertice in corso a Bruxelles, il Consiglio europeo “ribadisce il suo impegno a collaborare con i partner per porre fine senza indugio alla crisi a Gaza”. Per la prima volta, i 27 mettono nero su bianco che l’assedio israeliano – che secondo la Corte di Giustizia Internazionale rischia di presentare alcuni tratti di un vero e proprio genocidio – può essere fermato “anche attraverso il raggiungimento di un cessate il fuoco immediato e il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi”.
Il muro di Netanyahu: “Apprezzo i consigli, ma Israele prende decisioni da solo”
Agli appelli dell’Ue ha risposto indirettamente il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, che alla riunione del suo gabinetto ha dichiarato: “Ringrazio i nostri amici per il loro sostegno in difesa di Israele. Hanno anche suggerimenti e consigli di ogni tipo, che apprezzo; tuttavia, vorrei anche chiarire che prenderemo le nostre decisioni da soli. Lo Stato di Israele farà tutto ciò che è necessario per difendersi“.
Per ribadire l’intenzione di tirare dritto e non piegarsi alle richieste della comunità internazionale, Netanyahu ha annunciato l’approvazione di un nuovo Piano di espansione dei coloni nel Negev occidentale, con un investimento di 19 miliardi di Nis, circa 5 miliardi di euro. “I terroristi di Hamas hanno cercato di sradicarci. Noi li sradicheremo e approfondiremo le nostre radici. Costruiremo la Terra d’Israele e salvaguarderemo il nostro Stato”, ha chiuso il discorso Netanyahu. Tutto questo mentre Borrell, da Capri, insisteva perché “l’Ue adotti delle sanzioni contro chi ha commesso delle violenze contro i palestinesi in Cisgiordania”.