Bruxelles – Troppa Russia, troppa Cina e anche troppi Stati Uniti. L’Unione europea ha tratto profitto per anni da un’architettura ora da rivedere perché troppo instabile e scricchiolante, e non più adatta al mondo contemporaneo. Il commissario europeo per l’Economia, Paolo Gentiloni, riconosce i limiti dell’Ue. “Le crisi degli ultimi anni e le realtà geopolitiche odierne hanno scosso le basi su cui l’Europa ha costruito gran parte del suo successo economico negli ultimi 30 anni”, dice intervenendo al Delphi Economic Forum. Dove spiega: l’Ue sbaglia a considerare che oggi “potrebbe continuare a fare affidamento sulla Russia per il gas a basso costo, sull’Asia – e soprattutto sulla Cina – per l’aumento degli scambi commerciali, e sugli Stati Uniti per la sicurezza”.
Da quando sono partite le operazione militari russe in Ucraina l’Ue ha iniziato a riconsiderare tutto questo. Innanzitutto con le sanzioni nei confronti del Cremlino e del ‘sistema Putin’, che hanno prodotto i loro frutti. Perché, rivendica Gentiloni, “siamo riusciti a dissociarci ampiamente dal gas russo ed evitare una recessione a livello dell’Ue”. Per quanto riguarda la Cina, la Commissione ha avviato una strategia volta a controbilanciare rapporti divenuti insostenibili, soprattutto per ciò che riguarda materie prima critiche e concorrenza sleale a colpi di sussidi, soprattutto per ciò che riguarda l’auto elettrica.
La vera grande partita adesso è quella della difesa. L’Ue vuole provvedere da sé, e Gentiloni, in questo ragionamento sul cambio di paradigma, rilancia una volta di più l’idea di debito comune per puntellare industria e settore. Con il Recovery Fund che scade nel 2026, “credo che nuovi finanziamenti comuni per le nostre priorità comuni, in primo luogo per la difesa, dovrebbero essere parte della soluzione”. Un modo per sottrarsi a questa eccessiva protezione degli Stati Uniti, terzo pilastro della struttura portante europea oggi non più sostenibile.