Bruxelles – “Se il governo greco ritiene che occorra convocare un referendum, allora che si faccia”. Wolfgang Schaeuble arriva nella capitale dell’Ue con l’umore non certo più adatto per una soluzione al rebus del programma di sostegno alla Grecia che comunque non è attesa all’Eurogruppo di oggi. Il ministro delle Finanze tedesco non nasconde l’insofferenza per il partner ellenico visto che ancora non si riesce a raggiungere un accordo che permetta l’esporso del prestito al Paese. I ritardi nei colloqui, le resistenze alle richieste dei creditori, sono tutti elementi che non stano agevolando le trattative, che si stanno protraendo da troppo tempo. Ora la Germania appare pronta a sfidare la Grecia. Se vuole chedere il parere dei propri cittadini sull’accordo con i creditori internazionali lo faccia pure, il senso delle parole di Schaeuble. Vogliono indire un referendum? “Potrebbe anche essere la misura giusta far decidere al popolo greco se vuole accettare ciò che è necessario o se vogliono altro. La decisione spetta alla Grecia”, afferma.
Una posizione condivisa alla base dalla Spagna, seppur con un distinguo. “La decisione spetta alla Grecia”, sostiene il ministro delle Finanze di Madrid, Luis de Guindos. “Certo, indire un referendum richiede tempo, e non c’è. Ma decide la Grecia”. Neppure il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, si pone problemi. “I referendum non mi preoccupano mai. Se poi si rendono utili o necessari, lo stabilirà il governo greco”. Un piano B, con l’uscita della Grecia dall’Euro, “non è assolutamente sul tavolo”, ma anche Dijsselbloem appare stanco di inseguire un’intesa con gli ellenici. “Oggi siamo qui per essere informati sui progressi compiuti, e non so se quanto fatto finora sia abbastanza”.