Bruxelles – “Entro due settimane ci sarà l’accordo”. Yanis Varoufakis ne è convinto, e ostenta sicurezza. La crisi greca – e con essa quella dell’Eurozona – verrà disinnescata non prima di aver cercato di tirare le trattative fino all’ultimo momento. “I negoziati andranno avanti fino all’orlo del precipizio, ma alla fine prevarrà la ragione”, ha detto il ministro delle Finanze greco in un’intervista concessa alla BBC a margine dello European Business Summit a Bruxelles. Varoufakis sgombra il campo da ogni voce di ‘commissariamento’, scandendo a chiare lettere di essere “il capo negoziatore” dell’equipe ellenica. Quindi critica i creditori e i rappresentanti delle istituzioni. “Parlare di grexit è anti-europeo, chi lo fa contro lo spirito dell’Europa. Inoltre non aiuta i negoziati, perché non contribuisce a creare il clima adatto”. Il ministro ellenico però non ha dubbi. Alla fine “troveremo una soluzione che soddisferà tutti quanti”.
All’European Business Summit Varoufakis ha parlato invece della necessità di investire nella digitalizzazione dell’Europa perché oggi si procede a velocità troppo diverse. “Per molti il mercato unico digitale esiste già, e si chiama internet. Qui si fanno affari, ma non sempre è chiaro a quali condizioni”. In particolare, sostiene l’ellenico, non è facile stabilire “quale regole si applicano per la tassazione”. Le insidie e le sfide non mancano. Un mercato unico digitale, avverte Varoufakis, “va contro gli interessi delle corporations”.
Un vero mercato unico digitale “è una ghiotta opportunità”, per l’innovazione, la crescita e la competitività. Soprattutto è un modo per scaricare dagli Stati membri fardelli che possono costare decine di milioni di euro l’anno. È quanto evidenziato a sua volta dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, in occasione della tavola rotonda sulle riforme strutturali nel settore informatico. Una digitalizzazione della nostra economia, ha detto, “contribuirebbe a far risparmiare all’Unione europea circa 50 miliardi di euro l’anno”. Nella sola Danimarca, continua Moscovici, si taglierebbe il corrispettivo di 50 milioni di euro, mentre l’Italia avrebbe benefici per tre milioni “solo nell’e-procurement”, vale a dire l’attività di compra-vendita telematica. Ma siamo ancora lontani, “non abbiamo ancora raggiunto il nostro pieno potenziale”, lamenta Moscovici. Serve il completamento di un mercato dove, nel rispetto della natura dell’Unione europea, “la parola chiave deve essere ‘mobilità’, nel senso di spostamento di persone e spostamento di capitali”. Ora, grazie alla strategia appena lanciata e, soprattutto, grazie al piano per gli investimenti di Jean-Claude Juncker, si può tornare a recuperare il tempo perduto. “Il piano – sostiene Moscovici – permetterà di superare le frammentazioni esistenti, di rimuovere le barriere che ancora ci sono, di creare buone migliori condizioni”.