Bruxelles – Una riforma del sistema giudiziario europeo è al vaglio del Parlamento, dopo essere stata proposta dalla Corte di giustizia dell’Ue e approvata dal Consiglio europeo. I cambiamenti proposti sono di tipo strutturale e prevedono l’aumento del numero dei giudici entro il 2019 per far fronte all’aumento del contenzioso, in maniera da porre fine alla crescita del numero delle cause pendenti e riassorbire quelle arretrate.
Per rafforzare il Tribunale la Corte propone la creazione di ventuno posti di giudice e di integrarvene altri sette attraverso l’incorporazione del Tribunale della funzione pubblica. Il processo dovrebbe avvenire in tre tappe: dodici dovrebbero essere aggiunti quest’anno; i sette addizionali verrebbero integrati l’anno prossimo; e nove infine verrebbero aggiunti nel 2019, giungendo ad un totale di cinquantasei giudici. Si prevede in questo modo la riduzione dei tempi dei processi e, di conseguenza, dei rischi di condanna dell’Unione per violazione dell’obbligo di statuire entro un termine ragionevole.
È prevista inoltre anche la semplificazione dell’architettura giurisdizionale dell’Ue. Il Tribunale avrà più flessibilità potendo assegnare più o meno giudici alle varie sezioni a seconda dell’importanza e delle esigenze di ciascuna causa e dell’evoluzione del contenzioso, e ad esso verranno trasferite alcune delle competenze attualmente attribuite alla Corte, in maniera tale da evitarne il congestionamento.
Il costo complessivo della riforma è di quasi quattordici milioni di euro, circa lo 0,01% del bilancio dell’Ue che ammonta a centotrentacinque miliardi di euro. Non realizzare la riforma potrebbe portare tuttavia all’aumento delle sanzioni per l’Ue, dato che la Carta dei diritti fondamentali sancisce il diritto ad essere giudicati in tempi legittimi. In un anno infatti sono già stati proposti dinanzi al Tribunale cinque ricorsi per risarcimento danni, per i quali si chiedono riparazioni che arrivano a sfiorare i ventisette milioni di euro.