Bruxelles – Non si placano le polemiche per l’idea dell’Ungheria di reintrodurre la pena di morte, abolita nel Paese solo nel 1990. Parlando con i giornalisti a Bruxelles il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, ha ribadito che l’Unione europea “si oppone fermamente alla pena di morte”, che è “proibita dalla sua carta dei diritti fondamentali”, e per questo ha chiesto al premier ungherese, Viktor Orban, di “rendere immediatamente chiaro che non è sua intenzione” reintrodurla, altrimenti “ci sarà una battaglia” con Bruxelles.
Ma quello di Juncker è un intervento isolato tra i popolari visto che il partito, di cui Orban è membro, continua a non esprimersi sulla vicenda mostrando un evidente imbarazzo e ancora una volta una incapacità, o mancanza di volontà, di affrontare di petto la questione dei comportamenti e delle prese di posizione del premier ungherese e del suo Fidesz.
Il Partito socialista europeo ha “fortemente condannato” la proposta di reintrodurre la pena di morte e ha invitato il Ppe “a prendere una posizione severa” nei confronti di Orban e ad espellere Fidesz. “L’Ue ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per il suo lavoro per il mantenimento e la promozione della pace e quindi è molto triste che questa proposta regressiva, che è contraria alla sua carta dei diritti fondamentali, arrivi proprio da un suo Stato membro”, ha dichiarato il presidente del Pse, Sergei Stanishev.
Anche il leader dei liberali Alde, Guy Verhofstadt, punta il dito contro i popolari: “Per quanto tempo continueranno a negare i propri principi continuando a sostenere Orban?”. La vicepresidente del gruppo, Sophie in ´t Veld, ci chiede “come fa il Ppe a continuare a difendere Orban e pensare di avere crediblità su questioni di tipo morale?”.
Per il capogruppo dei Verdi, Philippe Lamberts, “la Commissione ha il dovere di intervenire”, e il Ppe “deve rivedere la sua strategia di alleanze”.