Bruxelles – Tre volte Italia. Una volta per un caso tutto nuovo, che non fa brillare il sistema Paese per le garanzie ai minori in caso di processi penali. E due volte per storie note e arcinote, praticamente infinite, qualità dell’aria e acque reflue, già oggetto di condanne e per questo portatrici sempre più reali di multe che si annunciano molto salate. Il pacchetto mensile d’infrazione della Commissione colpisce duro contro l’Italia, e mette l’attuale governo in una situazione tutt’altro che semplice, con elezioni sempre più vicine.
La prima comunicazione che a Giorgia Meloni e alla maggioranza non farà piacere è il deferimento alla Corte per il non aver rispettato la direttiva sulle acque reflue. Ancora. Ci sono quattro diverse procedure aperte per lo stesso motivo. Una condanna dalla Corte è già arrivata nell’ottobre del 2021, un ultimo deferimento della serie risale a giugno 2023. Il deferimento di oggi è solo l’ultimo tassello di un problema strutturale mai risolto. Complessivamente le quattro diverse procedure contestano irregolarità in 900 comuni da duemila abitanti in su. Che si tratti di mancata raccolta, di trattamento mancante o irregolare, cambia poco: si libera in natura (campi, fiumi) acqua urbana sporca e inquinata. La Commissione ritiene che “gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane siano stati insufficienti” e ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Col conseguente rischio multe.
Rischio analogo riguarda la procedura avviata per il mancato rispetto della direttiva sulla qualità dell’aria. Ci sono ancora troppi sforamenti di Pm10, le polveri sottili rappresentate da ossidi di zolfo e di azoto, ammoniaca e composti organici volatili. La Corte di giustizia ha riconosciuto l’Italia colpevole nel 2020, con tanto di sentenza i cui dispositivi non sono mai stati rispettati. La Commissione ritiene di aver concesso tempo sufficiente al Paese per mettersi in regola, senza risultati convincenti. “Sebbene dalla data della sentenza l’Italia abbia adottato alcune misure, nel 2022 si registravano ancora superamenti dei valori limite giornalieri in 24 zone, mentre una zona segnalava superamenti dei valori limite annuali”. Troppo poco. Ora il governo ha due mesi di tempo per convincere a non procedere oltre.
L’Italia ha ripetutamente sforato i limiti di emissione previsti dalla normative Ue. Lo ha fatto, a più riprese, dal 2008, e da giugno 2010 si chiedevano correttivi adeguati e definitivi. Così non è stato. Uno stato così prolungato di violazione delle direttive europee contribuisce a far lievitare l’importo della multa, quando i giudici di Lussemburgo dovessero condannare l’Italia.
Terza procedura d’infrazione per l’Italia: minori e processi penali. Aperto un nuovo fascicolo per non aver recepito correttamente le norme comunitarie sulle garanzie procedurali. All’Italia si contestano nello specifico “problemi di completezza, ad esempio per quanto riguarda il diritto all’informazione del minore e il diritto a una visita medica”. Se non si corregge il tiro, tra due mesi il dossier potrebbe avanzare.