Strasburgo – Quella degli ultimi anni è stata un’Europa che ha dato “risposte insufficienti”, che ha commesso il “grave errore” di lasciare che Mare Nostrum venisse sospeso, che ha colpevolmente abbandonato l’Italia sola a finanziare un’operazione per rispondere all’emergenza. È un mea culpa su tutta la linea quello che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker fa intervenendo davanti alla plenaria del Parlamento europeo per il dibattito sull’immigrazione. “Fu un grave errore porre fine a Mare Nostrum, ha avuto un grande costo in termini di vite umane”, non fa sconti il capo dell’esecutivo comunitario. Certo, Mare Nostrum è stata un’operazione italiana e dell’Italia è stata la decisione di sospenderla ma “non era stato normale lasciare l’Italia da sola davanti al compito di finanziarla”, chiarisce Juncker. La decisione del Consiglio europeo straordinario della scorsa settimana di triplicare i finanziamenti di Triton per arrivare allo stesso livello di spesa di Mare Nostrum quindi non è nulla di straordinario, anzi il fatto che “d’ora in poi saranno i contributi di tutti a finanziarla” e non più solo l’Italia “è la norma”.
Quella arrivata in fretta e furia dagli Stati all’indomani della tragedia nel Canale di Sicilia in cui si crede siano morte tra le 700 e le 900 persone, comunque, è stata una risposta “immediata ma insufficiente”. Secondo il presidente della Commissione, che il 13 maggio presenterà l’agenda completa dell’esecutivo comunitario sull’immigrazione, c’è bisogno di una strategia più completa che passi anche da un “sistema di quote” per ripartire i richiedenti asilo tra i Paesi. “Mi batterò” per questo, assicura Juncker secondo cui “serve una volontà collettiva di una ripartizione geografica dei profughi in tutta Europa”. Per il presidente della Commissione è semplicemente “una cosa che va fatta” perché “non possiamo lasciare soli gli Stati membri più colpiti, è un “discorso di solidarietà condivisa”.
Ma il presidente della Commissione europea si spinge anche oltre alla richiesta, già apertamente rifiutata da molti Stati membri, di condividere gli oneri di accoglienza. “Dobbiamo agire sull’immigrazione legale” che è “parte della soluzione del problema”, sottolinea Juncker secondo cui “Se si chiudono le porte è chiaro che la gente entra per la finestra” quindi “dobbiamo lavorare a fondo per aprire le porte”. Una richiesta a cui sono contrari gli stessi esponenti della famiglia europea di Juncker, il Partito popolare europeo, con il capogruppo, Martin Weber che rispondendo in Aula al presidente della Commissione controbatte: “Se ne accogliamo duecento mila ci saranno sempre milioni che premono per entrare”. Ma soprattutto: “In un’Europa in cui un giovane su cinque non ha lavoro è davvero giusto aprire le porte?” chiede Weber.
L’unica colpa che il presidente della Commissione non si accolla è quella di un mandato troppo ristretto per Triton. “Leggo che il mandato si limiterebbe alle operazioni di salvataggio nelle acque territoriali degli Stati membri ma non è così – chiarisce – il mandato è ben più ampio e non occorre modificarlo perché Triton può già intervenire nelle acque internazionali e questo mi sembra sacrosanto”. Si tratta solo, aggiunge, di “garantire alla missione i mezzi necessari per agire in alto mare”.
Le critiche alla mancanza di ambizione nella risposta degli Stati piovono da tutti i gruppi. “Il Parlamento europeo vuole quote per la redistribuzione dei migranti e mette gli Stati membri di fronte alle loro responsabilità e inadempienze”, sottolinea il leader del gruppo dei socialisti, Gianni Pittella secondo cui “non è giusto che l’80% dei migranti sia accolta da pochi Stati membri”. Duri anche i Greens: “Avete costruito una diga per fare sì che le persone rimangano in zone di guerra in modo da potere guardare altrove, un atteggiamento indegno”, attacca il co-presidente del gruppo, Philippe Lamberts. Necessario distingere tra “emigranti economici e richiedenti asilo” secondo il capogruppo dei conservatori Syed Kamall per cui “creare forme di immigrazione legale non risolverà il problema”. Di parere esattamente opposto i liberali con Sophie in ‘t Veld che chiede “visti umanitari” e una “politica di immigrazione legale” mentre la Cinque Stelle, Tiziana Beghin chiede anche “una Mare Nostrum europea finanziata da tutti e corridoi umanitari”.
Le critiche più colorite arrivano come previsto da Efdd e non iscritti. Per la leader del Front National Marine Le Pen “portare i migranti verso l’Europa invece che indietro ai loro Paesi è rendersi complici” dei trafficanti e “serve ripristinare le frontiere per stroncare il fenomeno all’origine”. Il leader dello Ukip, Nigel Farage invece rispolvera la minaccia terroristica con “l’Europa che non sta facendo nulla contro la minaccia reale” costituita da “Isis che vuole inondare il continente di migliaia di estremisti”. Per il leghista Matteo Salvini, poi, “Mare nostrum e Triton sono operazioni razziste che finanziano scafisti”.