Strasburgo – Cambiano le regole europee in materia di biocarburanti. Dopo anni di muro contro muro è stato trovato l’accordo per accelerare il passaggio da quelli di prima generazione, ottenuti da prodotti agricoli alimentari, a quelli più avanzati, prodotti da alghe o da alcuni tipi di rifiuti. Il Parlamento europeo in seduta plenaria ha dato il via libera al compromesso raggiunto con gli Stati membri dopo un durissimo negoziato che ha di fatto indebolito molto l’iniziale posizione dell’Aula. Punto chiave del testo approvato è il limite imposto alla quota di biocarburanti di prima generazione che potrà essere utilizzata da ogni Stato membro. L’Ue si è data l’ambizioso obiettivo di arrivare al 2020 avendo sostituito il 10% delle fonti fossili con rinnovabili nel settore trasporti. Il testo votato oggi dal Parlamento europeo propone di imporre un limite al 7% per l’utilizzo di biocarburanti di prima generazione nel raggiungimento di questo target del 10%.
FATTORE ILUC E INCIDENZA SU SICUREZZA ALIMENTARE – La riflessione su come limitare l’uso dei biocarburanti tradizionali prosegue dal 2012 quando la Commissione europea avanzò la prima proposta di un target vincolante. A giustificarne l’esigenza, le molte criticità legate ai biocarburanti ottenuti da prodotti agricoli alimentari accusati di provocare emissioni indirette, legate al cambio di destinazione d’uso dei terreni (Indirect Land Use Change, il cosiddetto fattore Iluc), visto che l’espansione della superficie coltivata a discapito delle foreste porta all’aumento di gas serra. I biocarburanti sono accusati anche di pesare su sicurezza alimentare e diritti di accesso alla terra delle popolazioni, perché la domanda di terreno per la loro produzione sta portando alla corsa all’accaparramento di terreni soprattutto nei Paesi dell’Africa subsahariana. La domanda di prodotti alimentari per la produzione di biocarburanti è anche ritenuta responsabile dell’aumento dei prezzi di questi ultimi.
LA BATTAGLIA SUL TARGET DI RIDUZIONI – Per tutti questi fattori, l’esecutivo comunitario decise di proporre un ambizioso target di riduzione, incontrando però la strenua resistenza di un blocco di Stati membri ( soprattutto Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Francia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e Spagna) secondo cui un limite del 7% è il minimo accettabile per non danneggiare il settore. Dal canto suo il Parlamento ha a lungo insistito si un tetto massimo del 6%. Ora però, con gli Stati assolutamente inamovibili e il rischio di un nulla di fatto sempre più consistente, l’Aula ha deciso di ammorbidire la sua posizione e votare il compromesso raggiunto con il Consiglio.
LE EMISSIONI INDIRETTE – Il testo affronta anche la questione delle emissioni indirette che il Parlamento europeo chiedeva di inserire nel conteggio delle emissioni a partire dal 2020. Ipotesi che vedeva nettamente contrario il Consiglio secondo cui non esistono ancora strumenti abbastanza precisi per quantificare il fattore Iluc. Il testo approvato stabilisce che i fornitori di biocarburanti segnaleranno il livello stimato delle emissioni causate dal cambio di destinazione d’uso dei terreni agli Stati e alla Commissione. Questa raccoglierà i dati e riferirà a Parlamento europeo e Consiglio per valutare la possibilità di includere le emissioni indirette nei criteri di sostenibilità esistenti.
SUB-TARGET PER QUELLI DI ULTIMA GENERAZIONE – Il Parlamento si è dovuto accontentare anche per quanto riguarda l’introduzione di un sub-target per incentivare il passaggio a biocarburanti di seconda generazione, quelli ottenuti da alghe o da alcuni tipi di rifiuti. Inizialmente l’Aula chiedeva che entro il 2020, almeno il 2,5% del consumo di energia nel settore trasporti dovesse arrivare da biocarburanti avanzati. Nel testo che oggi ha ottenuto il via libera dell’Aula questa soglia minima è invece stata fissata allo 0,5% e si tratta tra l’altro di una soglia non vincolante visto che gli Stati membri potranno decidere di applicarne una ancora inferiore basandosi su alcuni elementi come un potenziale limitato per la produzione, vincoli tecnici o climatici o l’esistenza di politiche nazionali che prevedano incentivi per efficienza energetica e trasporto elettrico. Come incentivo extra comunque l’uso di questi biocarburanti di seconda generazione sarà valutato doppio nel raggiungimento del target del 10%.
LA DELUSIONE DEI DEPUTATI – “Avevamo obiettivi molto più alti, sia in termini di riduzione delle emissioni di gas serra, sia di progresso tecnologico”, ammette lo stesso relatore del testo, il liberale finlandese Nils Torvalds, che critica apertamente “la minoranza di blocco in seno al Consiglio, che si sviluppa a volte in una dittatura della minoranza, con gli Stati membri che hanno paura del futuro”. Il risultato dei negoziati “è nient’altro che una grande sconfitta per l’ambiente e per il Parlamento europeo”, critica anche la Sinitra unita Gue secondo cui la posizione dell’Aula mostra “una resa alle pressioni degli Stati membri e alle lobby europee dell’industria dei biocarburanti”. Le nuove regole “non riusciranno a rispondere alla miriade di problemi legati alla politica europea sui biocarburanti”, attaccano anche i Verdi che concludono: “Nessuno si faccia prendere in giro da questo accordo: questa è una grande opportunità mancata”.