Bruxelles – Vorrebbero un impiego a tempo pieno ma sono costretti al part-time in mancanza di offerte aternative. È la situazione in cui si trovano circa dieci milioni di lavoratori dell’Ue di cui due terzi donne (67%). E’ il quadro che merge dai dati Eurostat per il 2014. In totale i part-time sono 44,1 milioni, ma più di uno su cinque tra loro, il 22,2% ovvero il 4,5% dei lavoratori totali dell’Unione, vorrebbe lavorare più ore,.
Questa condizione di sottoccupazione varia significativamente di Paese in Paese. In Grecia, a Cipro e in Spagna si rilevano i valori più alti (72%, 66% e 57%), mentre i Paesi Bassi sono lo Stato dove i dati sono più bassi (4%), seguiti da Lussemburgo, Danimarca, Estonia e Repubblica Ceca (tra il 10% e l’11%). I sottoccupati sono in maggioranza donne in quasi tutti gli Stati dell’Ue, a eccezione di Romania e Slovacchia. In Italia il 18,3% dei lavoratori part-time vorrebbe lavorare più ore, e di questi il 61% sono donne.
Esiste poi una categoria classificata come “forza lavoro addizionale potenziale” e che è più numerosa nel nostro Paese rispetto a tutti gli altri Stati dell’Unione europea, costituita da coloro che sono disponibili a lavorare ma che o non sono in cerca di occupazione, come gli scoraggiati, oppure non sono immediatamente disponibili, come gli studenti in cerca di un lavoro da incominciare dopo la fine degli studi. In Italia sono il 13,6% della forza lavoro. A livello europeo dopo di noi ci sono Croazia, Bulgaria e Finlandia (tra il 7% e il 10%) a fronte di una media europea del 4,8%.