Bruxelles – Attesa da settimane, anticipata nelle sue linee generali agli eurodeputati dalla stessa presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, da oggi (5 marzo) la prima strategia per la difesa comune dell’Ue è uscita allo scoperto e con il via libera dei co-legislatori potrà diventare realtà. “Questa strategia sosterrà gli Stati membri a spendere non solo di più, ma anche meglio, insieme e in Europa, e collegherà il know-how dell’Ucraina con la nostra industria della difesa per facilitare l’innovazione”, è stato l’annuncio della numero uno dell’esecutivo Ue al termine del Collegio dei commissari che ha dato il via libera alla “ambiziosa serie di nuove azioni” per sostenere la competitività dell’industria bellica europea.
La strategia della difesa arriva dopo il ritorno di “un conflitto ad alta intensità” sul Vecchio Continente con l’invasione russa dell’Ucraina che si protrae da oltre due anni e, nelle intenzioni della Commissione Ue, dovrebbe definire “una visione chiara e a lungo termine” su un settore che tradizionalmente ha sempre provocato grandi resistenze da parte degli Stati membri nel delegare competenze a Bruxelles. Lo strumento per realizzare questo progetto è il nuovo Programma industriale europeo di difesa (Edip), per la cui istituzione è arrivata oggi la proposta legislativa del Berlaymont da approvare in Parlamento e Consiglio dell’Ue. Un programma che mobiliterà 1,5 miliardi di euro del bilancio Ue nel periodo 2025-2027, che si affianca alla revisione del Quadro finanziario pluriennale 2021-2027 sui fondi destinati alla Piattaforma per le tecnologie critiche (Step) per il Fondo europeo per la difesa (Edf).
L’attenzione sarà concentrata sul sostegno agli Stati membri in fase di approvvigionamento e di aumento della capacità produttiva, ma anche per “istituire un Fondo per l’accelerazione della trasformazione delle catene di approvvigionamento della difesa (Fast)” e per facilitare l’accesso al debito e al finanziamento azionario per le piccole e medie imprese. Di particolare interesse il fatto che gli 1,5 miliardi del programma Edip andranno anche a rafforzare la cooperazione industriale nel settore della difesa tra l’Ue e l’Ucraina – con l’istituzione di un Ufficio per l’innovazione a Kiev, come annunciato da von der Leyen – e la possibilità di “attingere ulteriori finanziamenti dai profitti imprevisti derivanti dall’immobilizzazione dei beni sovrani russi“, previa decisione del Consiglio su proposta dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.
Per quanto riguarda le questioni normative, l’Edidp metterà a disposizione un nuovo quadro giuridico – la Struttura per il programma di armamento europeo (Seap) – “per facilitare e incrementare la cooperazione degli Stati membri in materia di equipaggiamenti” e consentirà anche il lancio di progetti di difesa europei di interesse comune, “con un potenziale sostegno finanziario dell’Ue”. A questo proposito bisogna guardare proprio alla strategia e agli indicatori per misurare i progressi degli Stati membri verso la preparazione industriale. La Commissione invita i Ventisette ad acquistare almeno il 40 per cento delle attrezzature “in modo collaborativo” entro il 2030 (in altre parole attraverso acquisti congiunti come fatto negli ultimi anni con il gas e con i vaccini anti-Covid), a garantire entro la stessa data che il valore degli scambi commerciali intra-Ue in questo settore rappresenti almeno il 35 per cento del valore del mercato della difesa dell’Ue e arrivare ad almeno il 50 per cento dell’approvvigionamento nazionale all’interno dell’Ue (entro il 2030) e al 60 per cento entro il 2035. In questo scenario, l’aumento dell’impegno industriale dell’Unione andrà a beneficio “anche dei principali partner dell’Ue”, tra cui la Nato che vedrà 18 dei suoi Paesi membri oltre l’obiettivo del 2 per cento di spesa in rapporto al Pil quest’anno.