Bruxelles – L’Ue sblocca i 150 milioni di assistenza macroeconomica previsti nel Memorandum d’Intesa firmato a luglio 2023 con la Tunisia. Un’erogazione che doveva essere “urgente”, ma che ha dovuto attendere segnali incoraggianti dal governo di Kais Saied e dalla sua volontà di intraprendere una serie di riforme economiche.
Il tanto discusso accordo “ha iniziato a dare i suoi frutti in tutti”, ha esultato il commissario Ue per l’Allargamento, Olivér Várhelyi. Sottolineando che il finanziamento “fa seguito agli sforzi compiuti dalla Tunisia in termini di gestione delle finanze pubbliche e di clima imprenditoriale e di investimenti”. In realtà, questi 150 milioni sono solo una piccola parte di un piano di assistenza macroeconomica da oltre un miliardo di euro. Ma il pacchetto sostanzioso con i restanti 900 milioni rimane lontano, vincolato allo sblocco del maxi-prestito da 1,9 miliardi che il Fondo Monetario Internazionale tiene congelati da oltre un anno.
Il sostegno alle casse tunisine arriverà sotto forma di sovvenzione e – precisa ancora la Commissione – come tutti i supporti al bilancio dell’Ue “viene effettuato sulla base dei progressi effettivi compiuti nell’attuazione delle riforme strutturali avviate dalla Tunisia”. È il secondo esborso previsto dal Memorandum, dopo la querelle dello scorso ottobre, quando il presidente Saied aveva rifiutato un primo pagamento di 127 milioni – di cui circa la metà faceva parte di accordi pregressi – definendoli “un’elemosina”. Salvo poi – a luci spente – incassarli. In quel caso, i 67 milioni inerenti al Memorandum rientravano nel pilastro della lotta alla migrazione irregolare, a cui Bruxelles dedicherà in totale 105 milioni di euro.
“Si tratta di un passo importante nel quadro del nostro accordo concluso l’anno scorso e di un bel passo avanti nel nostro partenariato”, ha commentato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Che ha più volte definito il Memorandum con la Tunisia come un modello di partnership strategica globale da replicare nei Paesi vicini. A partire dall’Egitto, con cui sono già stati avviate le trattative.