È chiaro che “le risposte non sono all’altezza del problema”, ma tra gli Stati “non c’è la volontà collettiva di un’azione marittima più forte” che quindi “non è sulla tavola”. È questa la situazione all’interno dell’Ue di fronte alle continue tragedie del mare e all’ondata di sbarchi di migranti degli ultimi giorni. “Vediamo bene i limiti di Triton e che bisognerebbe andare oltre”, ammettono qualificate fonti Ue, ma per poter passare all’azione serve un consenso che, da parte di molti Paesi, sembra ancora non esserci, anche di fronte ad una situazione che solo ieri la Commissione europea ha definito “grave e destinata a peggiorare nelle prossime settimane e mesi”.
Lontana dall’essere discussa anche l’opzione messa sul tavolo poche settimane fa dal ministro dell’Interno italiano, Angelino Alfano, che ha presentato ai colleghi Ue una proposta per “coinvolgere direttamente i Paesi terzi affidabili”, specialmente Tunisia ed Egitto, “nella sorveglianza marittima e nell’attività di ricerca e salvataggio di migranti”. “Per il momento non siamo in contatto diretto con Egitto e Tunisia e gli Stati membri non ci hanno chiesto di entrare in contatto con questi Paesi”, continua la fonte Ue.
“Nessuna richiesta” è stata avanzata anche per un possibile vertice straordinario dei capi di Stato e di governo Ue che si occupi specificamente della questione immigrazione, fa sapere la Commissione Ue, secondo cui comunque anche un Consiglio straordinario “molto probabilmente non cambierebbe la situazione”. L’attenzione continua invece ad essere puntata sulla Libia visto che “in Italia l’80% dei migranti arrivano da lì”. Sulla questione, che sarà nell’agenda dei ministri degli Esteri Ue riuniti lunedì a Lussemburgo, l’intenzione è “mettere la massima pressione per trovare l’accordo” per un governo di unità nazionale e per “lottare contro il terrorismo che contribuisce a fare partire le persone”.