Roma – “Esamineremo nel consiglio d’amministrazione che si terrà la prossima settimana i primi progetti che potrebbero avere la garanzia del Piano Juncker”. Lo annuncia Dario Scannapieco, vice presidente della Banca europea per gli investimenti (Bei), in audizione davanti alla commissione politiche Ue del Senato.
Ricordando che il regolamento del Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis) – strumento finanziario del Piano Juncker – è attualmente all’esame del Parlamento europeo, Scannapiego evidenzia due “punti aperti” della discussione. Il primo riguarda la gestione del processo decisionale, a proposito del quale chiede “una governance snella, imperniata sulla competenza e sull’esperienza della Bei”.
Il secondo punto è relativo alla certezza della copertura di bilancio. “Sarà importante avere i fondi subito e non anno per anno – sottolinea il vicepresidente – o quantomeno avere un meccanismo di finanziamento certo”. Si tratta, a suo avviso, di un fattore necessario a mantenere l’ottimo giudizio di cui gode la Bei presso le agenzie di rating. Un elemento indispensabile, perché “la tripla A della Banca non è un vezzo – avverte – ma uno strumento tecnico importante per la garanzia” che l’istituto deve offrire.
Scannapieco tiene poi a precisare un altro aspetto: “La lista presentata dopo l’Ecofin di Milano non è una lista chiusa di progetti ‘junckerabili’, ma un punto di riferimento”. Non tutte le proposte presenti in quell’elenco saranno ammesse, e alcune potranno ottenere “altri investimenti Bei” al di fuori del Piano Juncker. Inoltre, prosegue il numero due dell’Istituto, ulteriori “progetti che non sono nell’elenco” potranno beneficiare del Feis perché “quella non è una lista chiusa”.
Riguardo all’Italia, Scannapieco ritiene che, per sfruttare al meglio l’opportunità del Piano europeo per gli investimenti, debba “rafforzare le competenze tecniche delle Pubbliche amministrazioni locali e, in misura minore, di quelle centrali”. Sulle attese relative alle ricadute dell’operazione, ricorda che “non ci saranno criteri territoriali”, perché la selezione “non funziona su quote nazionali ma sulla qualità dei progetti”. Anche se un modo per orientare gli interventi sul territorio c’è: basta presentare progetti di qualità che riguardino le aree più depresse. A tal proposito, il numero due della Bei ha rivolto un appello all’Italia: “Devono venire più progetti dal Sud”.