Bruxelles – Più difesa, nel senso di uno spostamento da investimenti civili a militari. Il ragionamento sul nuovo corso dell’Unione europea, alla prese con un mondo improvvisamente più instabile e meno sicuro, inizia a investire anche il ruolo della Banca europea per gli investimenti (BEI). L’istituto di Lussemburgo, gestito dagli Stati membri che ne sono azionisti, viene visto come la possibile chiave per far partire quell’industria che non decolla e che, alla luce soprattutto dell’invasione russa in Ucraina, si avverte l’esigenza di rendere più capace in termini di produzione.
Di armi e munizioni non si parla, almeno non apertamente. Ma le indicazioni che arrivano sembrano condurre in quella direzione. Partecipando al forum annuale della BEI il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha insistito sulla “necessità di investire di più e meglio nella nostra sicurezza e difesa“. Un appello rivolto ad una platea ben precisa, fin qui impegnata su sostegno a operazione di natura civile. Anche lo speciale strumento per la difesa varata a maggio 2022, l’Iniziativa strategica per la sicurezza difesa europea, a cui il gruppo ha dapprima destinato 6 miliardi di euro per poi aumentarne la portata a 8 miliardi a giugno 2023 sulla scia del mutato contesto internazionale e “la necessità crescente di finanziamenti nel settore”, come si legge nell’annuncio, è comunque orientato a tecnologia e ricerca a scopi prettamente civili. I dirigenti della BEI hanno da tempo escluso la possibilità di finanziare campi come le munizioni, il lusso, il tabacco e la gran parte dei combustibili fossili. Ma gli azionisti sono gli Stati membri, e loro possono imporre un cambiamento di strategia.
Anche se, a ben guardare, il cambio di rotta è già stato in parte operato. Perché sulla base di questa iniziativa si possono richiedere finanziamenti per “mobilità militare” e ricerca in tecnologie a duplice uso civile-militare. Sono soprattutto queste ultime a poter aprire la strada a investimenti sempre più massicci verso il ‘non civile’. Un primo passo, che non dovrebbe essere né l’unico né, tanto meno, l’ultimo.
Intanto perché già i capi di Stato e di governo dell’UE, nelle conclusioni del vertice del Consiglio europeo di dicembre, avevano dato la chiara indicazione di “un ruolo rafforzato del gruppo Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europee”. E poi perché, sottolinea Michel, “la difesa è un pilastro della nostra sovranità europea“. Il gruppo BEI che finanzia la produzione militare? “Dall’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina abbiamo infranto innumerevoli tabù“, ricorda il presidente del Consiglio europeo.
Undici pacchetti di sanzioni senza precedenti, l’invio di mezzi militari ad un Paese terzo (l’Ucraina), e poi il riconoscimento della spesa pubblica nella difesa quale criterio per evitare procedure per deficit eccessivo nella proposta di nuovo patto di stabilità: tutte cose impensabile fino a pochi mesi fa, tutti tabù a dodici stelle caduti sulla scia del mutato contesto internazionale.
Infrangerne un altro potrebbe non essere un problema. Si tratterebbe di una decisione politica, con i governi degli Stati membri dell’UE azionisti della Banca europea per gli investimenti. Un simile passo però potrebbe avere ripercussioni sul rating della Banca, ed è questa la preoccupazione all’interno dell’organismo. Per questo stesso motivo venne stabilito, sulla scia dell’emergenza Coronavirus, che lo speciale fondo di garanzia pan-europea da 25 miliardi di euro dovesse essere gestito dalla BEI e non istituito al proprio interno, come originariamente ipotizzato ai primi tempi della crisi sanitaria.
“Dobbiamo garantire la pace rendendo le nostre economie più innovative e competitive”, ricorda Michel. “Questo è un argomento che stiamo discutendo con i leader del Consiglio europeo, nel quadro della nostra agenda strategica che definirà le nostre priorità per gli anni a venire, compreso il ruolo della BEI e delle diverse istituzioni dell’UE nel sostenere gli investimenti nella difesa“. Più difesa, dunque. Da tradurre nel senso militare dell’espressione.