Bruxelles – Sono sempre più in salita i già complessissimi negoziati per la formazione di un governo di destra nei Paesi Bassi, quando ci si avvicina al terzo mese dalle elezioni più travolgenti della storia nazionale recente. Dopo il trionfo alle urne il leader del partito di estrema destra anti-migrazione, anti-islamico e fortemente euroscettico Pvv (Partito per la Libertà), Geert Wilders, deve capitalizzare sul piano politico mettendosi alla testa di una coalizione di forze che spaziano dai liberali ai populisti agrari fino – appunto – alla sua estrema destra nazionalista, ma gli ultimi sviluppi delle trattative tra le quattro indiziate principali non stanno indicando una strada in discesa per la messa a terra di questa soluzione. Soprattutto dopo la decisione del leader del partito di centro-destra Nuovo Contratto Sociale, Pieter Omtzigt, di abbandonare il tavolo dei negoziati dopo il fallimentare confronto su alcuni dei punti ritenuti più sensibili.
La porta in faccia a Wilders è stata sbattuta ieri (6 febbraio), quando Omtzigt ha reso noto di aver ritirato il suo partito dalle trattative a quattro per la definizione di un programma di governo e di un esecutivo. I colloqui tra l’estrema destra del Pvv, il centro-destra Nsc, i liberali del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd) e il Movimento Civico-Contadino (Bbb) stanno proseguendo da più di due mesi, con l’obiettivo di assicurare una maggioranza di almeno 76 seggi su 150 alla Tweede Kamer (la Camera bassa del Parlamento nazionale dei Paesi Bassi). In altre parole convincere altri 39 deputati a unirsi ai 37 nazionalisti appena eletti per formare una maggioranza parlamentare che sostenga il gabinetto Wilders (al momento solo i populisti agrari di Bbb sono chiaramente disposti a entrare con i propri 7 deputati). È per questo che non solo i 24 deputati liberali di Vvd sono essenziali, ma anche i 20 di Nsc, senza i quali un governo Wilders non avrebbe il sostegno parlamentare necessario.
Come reso noto dall’emittente olandese Nos, Omtzigt ha spiegato al partito di considerare i colloqui conclusi, in particolare per disaccordi irrisolvibili su questioni finanziarie e di bilancio dello Stato. Uno degli ostacoli più grossi per i colloqui tra l’estrema destra e i partiti di centro-destra riguardavano proprio le modalità per far fronte allo stato delle finanze del governo: di fronte a quella che Omtzigt definisce “una situazione più grave del previsto”, Wilders assicura tasse basse e sostanziali tagli alla spesa pubblica, ma Nuovo Contratto Sociale non vuole impegnarsi in “promesse vuote” ai cittadini. “Incredibile quanto deludente, i Paesi Bassi vogliono questo gabinetto e Omtzigt getta la spugna mentre fino a oggi eravamo ancora in trattativa”, ha attaccato su X il leader della destra nazionalista olandese. Tra le altre questioni ancora non risolte sul tavolo c’è il nodo delle politiche anti-islamiche e anti-Ue proposte agli elettori dal Pvv. Wilders non solo vuole “vietare” moschee, Corano e scuole islamiche nel Paese ed “espellere” gli olandesi con doppia cittadinanza che commettono reati, ma anche sottoporre ai cittadini un referendum per lasciare l’Unione Europea (la cosiddetta “Nexit”, da Netherlands più exit).
A questo punto il negoziatore incaricato dal leader del Pvv, Ronald Plasterk, dovrà redigere questa settimana la sua relazione finale sui negoziati e consegnarla al presidente della Tweede Kamer, che potrebbe mettere in agenda un dibattito a riguardo e su come procedere. In realtà Omtzigt non ha staccato del tutto la spina a un gabinetto Wilders, dal momento in cui ipotizza ancora la possibilità di sostenere dall’esterno un governo di minoranza composto dai tre partiti rimasti al tavolo dei negoziati, mentre sembra ormai del tutto tramontata l’opzione di un governo ‘tradizionale’ con i rappresentanti di ciascun partito che forma la maggioranza parlamentare. Un’altra opzione potrebbe essere quella di un mandato esplorativo a Frans Timmermans – ex-responsabile per il Green Deal Europeo nella Commissione Ue e a capo della coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks – con i due maggiori partiti di centro-destra (si profilerebbe una maggioranza di 78 deputati con anche i liberali di D66). Se non si troverà nessuna combinazione per la formazione di un governo, l’ultimo scenario è quello di un ritorno anticipato alle urne.
Cos’è successo alle ultime elezioni nei Paesi Bassi
Secondo quanto emerso dai risultati ufficiali del voto del 22 novembre 2023, il partito di estrema destra Pvv ha registrato la prova elettorale più convincente della sua storia, diventando la prima forza in Parlamento e rivendicando la guida dei Paesi Bassi: con il 23,5 per cento delle preferenze ha staccato di 8 punti percentuali la coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks, guidata dall’ex-responsabile per il Green Deal Europeo nella Commissione Ue, Frans Timmermans. Nonostante la crescita dei voti (+4,7 per cento) rispetto alle ultime elezioni del 2021 – quando le due forze correvano divise – la coalizione rosso-verde si è fermata al secondo posto con 25 seggi, dietro ai 37 del Pvv.
Terzo posto per il centro-destra del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (che a dispetto del nome non fa parte della famiglia del Partito Popolare Europeo, ma dei liberali di Renew Europe), con un crollo di 6,7 punti percentuali e 10 seggi in meno alla Tweede Kamer (da 34 a 24). Stessa sorte per i liberali di Democraten 66 (da 24 a 9 seggi) e per i cristiano-democratici di Appello Cristiano Democratico (da 15 a 5). Exploit per la nuova formazione di centro-destra Nuovo Contratto Sociale, che si è posizionata al quarto posto con il 12,8 per cento e 20 seggi. Da segnalare anche l’avanzata del Movimento Civico-Contadino – partito populista che sostiene gli interessi degli agricoltori – con 7 seggi (+6 dalla scorsa legislatura).