La recente decisione dell’Unione europea di continuare ancora con le sanzioni nei confronti di Mosca “appare abbastanza fantasiosa” ed è chiaro che “la maggioranza degli stati Ue non è contenta della situazione attuale, ma sfortunatamente una minoranza aggressiva sta cercando di avvantaggiarsi del cosiddetto principio di solidarietà”. Così il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov interviene nel dibattito in corso tra i Paesi membri dell’Ue che a giugno saranno chiamati a decidere se prolungare il pacchetto di sanzioni economiche prese dall’Unione europea nei confronti di Mosca per la crisi ucraina.
“Anche dopo l’imposizione delle sanzioni – sostiene Lavrov – la Russia non ha sospeso le relazioni con Bruxelles”, mentre “i leader Ue hanno deciso di tagliare tutti i contatti per un dialogo normale e basato sulla fiducia e hanno deciso di non tenere incontri”. Contatti che, sottolinea il capo della diplomazia di Mosca, “noi speriamo di riprendere al più presto, appena i partner europei saranno pronti”. Mosca tenta di spiegare anche le controsanzioni messe in atto come un passo obbligato: “La Russia non ha adottato una politica di sanzioni, è stata una scelta fatta dall’Unione europea”, dal canto suo il Cremlino “è stato obbligato a rispondere alle misure per proteggere i suoi produttori agricoli da una competizione sleale”. La scelta fatta è stata dunque solo “una risposta alle sanzioni unilaterali e illegittime” messe in atto da Bruxelles.
Il ministro degli Esteri russo assicura anche che per la Russia ora “l’obiettivo principale è assicurare che gli accordi di Minsk siglati i 12 febbraio siano rispettati da tutte le parti”. Cosa che, a suo dire, Mosca si sta impegnando a fare, ma non altrettanto Kiev che ha “capovolto l’obbligo di emanare una legge sullo status speciale delle regioni del sud-est” visto che “la legge approvata da Kiev contiene una serie di richieste inaccettabili che contraddicono gli accordi di Minsk”. Insomma è “ampiamente riconosciuto – insiste Lavrov – che le azioni del governo di Kiev sono il principale ostacolo alla realizzazione degli Accordi”. Per questo, secondo Mosca, spetta anche all’Ue “sollecitare Kiev perché smetta di minare gli sforzi per mettere in atto l’accordo”. Una “pressione” sul governo ucraino che dovrà farsi sentire, chiede il ministro russo, anche in occasione del prossimo incontro del formato Normandia (costituito da Russia, Ucraina, Germania e Francia) che avrà luogo lunedì a Berlino.