dall’inviato a Strasburgo – “Ormai è diventato uno scandalo europeo“, commenta Mercedes Bresso, europarlamentare del Pd, nel corso di un flash-mob organizzato dalla delegazione di cui fa parte prima dei lavori dell’Aula del Parlamento. Lavori che si aprono con un dibattito sulle condizioni di detenzione di Ilaria Salis in Ungheria. “Le catene non sono degne dell’Europa”, recita uno dei cartelli esposti fuori dalla Plenaria, in riferimento a come la maestra italiana è stata portata in Aula di tribunale per rispondere alla accuse di aggressione.
E’ stato il gruppo dei socialdemocratici europei (S&D), su spinta del Pd, a volere il dibattito, anticipato dalle critiche di Elly Schlein al governo. La segretaria del Partito democratico, a Bruxelles per incontrare i suoi, critica Giorgia Meloni. “Da mesi chiede al governo di intervenire, ma si è svegliato solo quando ha visto le catene e il guinzaglio“. Per Schlein “è difficile non pensare che questo silenzio è frutto dell’amicizia tra Meloni e Orban, a cui Meloni apre le braccia per accoglierlo nella sua famiglia politica“.
Parole che infiammano il dibattito d’Aula. Pietro Fiocchi (Fdi/Ecr) risponde per le rime. “Questo dibatto neanche si sarebbe dovuto tenere”, sibila per una modifica all’ordine dei lavori dell’ultimo minuto. “E’ una strumentalizzazione della sinistra per attaccare Italia e Ungheria in clima di campagna elettorale, come dimostrano gli attacchi della segretaria Schlein”.
Brando Benifei, a nome dei socialisti, però torna all’attacco. Prima del capo di governo ungherese, Orban, per “un’altra violazione dello Stato di diritto”, e poi della presidente del Consiglio e della sua squadra. “Leggo di ministri che non hanno visto, mi vergogno del silenzio del governo italiano”, che nel caso di Ilaria Salis produce “una sottomissione indegna e imbarazzante“.
Per i liberali (RE) è Nicola Danti ad affondare i colpi. Uno diretto, per l’Ungheria di Viktor Orban dove, denuncia, “il potere giudiziario è asservito al potere politico” e quindi il processo a carico di Ilaria Salis rischia di risentire di questa situazione. Poi la critica indiretta a Giorgia Meloni. Di fronte al non-reazione del governo italiano “tocca a noi sollevarci di fronte a una donna in catene”.
Jean-Lin Lacapelle, per i sovranisti di Identità e democrazia, dove siede la Lega alleata di Meloni, contrattacca. “Salis è violenta, ha voluto imporre la sua ideologia di estrema sinistra in un altro Paese. Fosse avvenuto un agguato di un nazionalista l’Europa avrebbe condannato, qui invece ci si preoccupa delle condizioni della detenuta”.
La pentastellata Sabrina Pignedoli non ci sta. “Le catene che in un’aula di giustizia legavano mani e piedi a Ilaria Salis hanno fatto il giro del mondo perché non è pensabile che ciò avvenga in un paese dell’Unione europea“. Un’impostazione condivida da Tom Vandenkendelaere, del PPE. “C’è un problema sistematico nel sistema carcerario ungherese”, denuncia, chiedendo alla Commissione di chiarire. La Commissione valuterà, e si dichiara disposta ad “avviare procedure d’infrazione, se dovessimo ravvisare il mancato rispetto del diritto unionale“, assicura Mairead McGuinness, commissaria per i Servizi finanziari in Aula a nome dell’intero collegio.