Bruxelles – Un primo passo per provare a distendere la tensione tra Polonia e Unione Europea dopo anni di tensione e multe legate al non rispetto delle decisioni della Corte di Giustizia dell’Ue. La Commissione Europea ha approvato oggi (5 febbraio) un regime di sostegno da 300 milioni di euro per sostenere i lavoratori colpiti dalla chiusura di miniere di lignite e di centrali elettriche a carbone e lignite.
La misura polacca prevede un’indennità di licenziamento di un anno per i dipendenti che perderanno il posto di lavoro a causa delle chiusure e un congedo retribuito fino a quattro anni per tutti quelli prossimi all’età pensionabile. Come si legge nella decisione dell’esecutivo comunitario, il regime di Varsavia “è necessario e appropriato per attenuare l’impatto sociale” e ha “un effetto incentivante in quanto facilita l’accettazione da parte della società” della chiusura anticipata. Ma la decisione di Bruxelles evidenzia soprattutto il fatto che si sta aprendo sempre più un canale di dialogo con il nuovo governo di Donald Tusk su tutti i dossier pendenti dello scontro causato dal predecessore Mateusz Morawiecki, comprese le modalità per adeguarsi alla chiusura delle miniere di lignite.
Su questo fronte è aperto dal 2021 un contenzioso tra Varsavia e Bruxelles sulla miniera di Turów. Il 20 settembre la Corte di Giustizia dell’Ue aveva deciso di imporre alla Polonia una multa giornaliera di 500 mila euro per non aver fermato le operazioni della miniera e della relativa centrale elettrica al confine con la Repubblica Ceca a seguito della denuncia di Praga nel febbraio dello stesso anno. Secondo i giudici europei le attività della miniera prorogate fino al 2026 avrebbero conseguenze negative sull’approvvigionamento idrico dei suoi cittadini sul confine, ma Varsavia si è rifiutata di pagare quanto stabilito dalla sentenza. Nonostante la chiusura del caso il 4 febbraio 2022 grazie a un accordo tra i due governi, la Corte di Giustizia dell’Ue ha deciso di chiudere il caso ma senza revocare la multa.
È così che pochi giorni più tardi la Commissione Ue ha deciso di trattenere circa 15 milioni di euro dai fondi comunitari destinati alla Polonia proprio a causa del mancato pagamento di quanto imposto dalla Corte Ue dal 20 settembre al 19 ottobre 2021. Il contrasto è proseguito nel corso del successivo anno e mezzo di governo Morawiecki, con l’apice raggiunto lo scorso 10 dicembre – lo stesso giorno in cui l’ex-premier Morawiecki è stato bocciato al Parlamento nazionale per un nuovo mandato da premier – quando la Corte Costituzionale della Polonia ha dichiarato incostituzionali le multe imposte anche in merito alla miniera di lignite di Turów. Il nuovo esecutivo guidato da Tusk ha promesso di ristabilire lo Stato di diritto e l’allineamento tra Varsavia e Bruxelles su tutta la linea: il via libera al regime di sostegno ai lavoratori delle miniere di lignite da chiudere sembra andare nella direzione di un dialogo ristabilito.
Gli altri contenziosi tra Ue e Polonia
Quelli sulla non-chiusura delle miniere di lignite non sono gli unici problemi creati dal precedente governo nei rapporti con Bruxelles, che sono stati messi sotto pressione dalla sfida dell’ex-partito al potere Diritto e Giustizia agli standard Ue sul rispetto dello Stato di diritto. Dal 2021 è in corso un contenzioso legale determinato da due sentenze della Corte Costituzionale della Polonia: la prima del 14 luglio, quando i giudici di Varsavia hanno respinto il regolamento comunitario che permette alla Corte di Giustizia dell’Ue di pronunciarsi su “sistemi, principi e procedure” delle corti polacche, la seconda del 7 ottobre, quando la Corte Costituzionale ha messo in discussione il primato del diritto comunitario, definendo gli articoli 1 e 19 del Trattato sull’Unione Europea (Tue) e diverse sentenze dei tribunali dell’Ue “incompatibili” con la Costituzione polacca.
Al centro della contesa c’è la decisione di sospendere provvisoriamente le competenze della sezione disciplinare della Corte Suprema della Polonia, a causa di alcuni provvedimenti arbitrari contro magistrati non graditi alla maggioranza di governo. Mentre è in corso la procedura di infrazione da parte della Commissione Europea, la Corte di Giustizia dell’Ue ha condannato il Paese membro a pagare un milione di euro di multa al giorno: dal 27 ottobre 2021 al 14 aprile 2023 il conto era salito a oltre mezzo miliardo di euro (526 milioni per l’esattezza).