Bruxelles – La Commissione europea ha chiesto spiegazioni a Italia, Spagna, Portogallo e Grecia sul trattamento nei rispettivi sistemi bancari delle Dta, deferred tax assets, le attività per imposte anticipate ai fini del calcolo della solidità patrimoniale. La notizia, anticipata dal Financial Times, è stata confermata da una dei portavoce dell’esecutivo comunitario, Lucia Caudet, che ha spiegato che è stata inviata una “lettera amministrativa” per chiedere informazioni. Si potrebbe trattare del primo passo per un’indagine formale per verificare eventuali aiuti di Stato illegali. Le attività fiscali anticipate fanno in modo che quando le banche hanno delle perdite possano poi compensarle al momento in cui pagano le imposte. Italia, Spagna, Portogallo e Grecia le valutano in maniera differente da Bce, e dal resto dei Paesi europei, violando le regole di Basilea III secondo cui tali attività non possono contare come “core capital”, e per tali asset e si potrebbe configurare l’ipotesi di aiuti pubblici se ci fosse la garanzia dello Stato su questi crediti. Nel complesso, questi quattro Paesi detengono più di 40 miliardi di euro di deferred tax assets, secondo i dati pubblicati lo scorso anno dalla Bce .
“Le norme europee prevedono che le attività per imposte anticipate non possono essere considerate patrimonio di base e che in determinate circostanze devono in ogni caso essere gradualmente eliminate entro il 2019”, ha affermato la portavoce secondo cui “se dovessimo prendere una decisione, ovviamente dovremo valutare una serie di fattori, come le leggi esistenti e la stabilità finanziaria”.