Bruxelles – Il caso di Ilaria Salis, cittadina italiana detenuta da un anno nelle carceri ungheresi e apparsa lunedì (29 gennaio) in aula al Tribunale di Budapest in catene, raggiunge il livello più alto. Quello dei primi ministri dei rispettivi Paesi, Giorgia Meloni e Viktor Orbán. “Ho fornito alla presidente Meloni tutti i dettagli”, ha reso noto nella notte tra ieri e oggi (31 gennaio-primo febbraio) il premier ungherese, dopo un incontro bilaterale con l’omologa italiana prima del Consiglio Europeo straordinario di oggi: “Prometto che verrà fornito un trattamento equo, che tutti i diritti siano garantiti“.
In un Paese sotto i riflettori da tempo a Bruxelles per le violazioni dello Stato di diritto – in particolare sulla questione dell’indipendenza della magistratura – stridono le parole di Orbán sul caso Salis con la realtà. “Ho chiarito che nel sistema ungherese il pubblico ministero non appartiene al governo, ma al Parlamento, quindi non posso assolutamente influenzarlo”, si è discolpato il leader ungherese parlando alla stampa, ribadendo che “il sistema giudiziario è totalmente indipendente dal governo“. Ciò su cui Orbán ha voluto fornire rassicurazioni a Meloni è “l’ambiente del detenuto, è lì che ho un’influenza legittima per garantire che debba essere fornito un trattamento equo”. Lo stesso premier ungherese si è però opposto alle accuse di isolamento di Salis: “Ho messo insieme tutta la storia di Ilaria Salis e sulle sue condizioni, come sia riuscita a fare chiamate e come non fosse corretto dire che era tagliata fuori dal mondo“.
La questione più grave del caso Salis riguarda il fatto che la detenuta è comparsa in aula con manette ai polsi e alle caviglie, tenuta tra agenti in giubbotto antiproiettile e passamontagna con una catena legata alla vita. L’accusa è di aggressione e lesioni giudicate mortali (in concorso con altri ragazzi) a due militanti neonazisti durante una manifestazione l’11 febbraio scorso – la “Giornata dell’onore” – anche se le vittime dell’aggressione non hanno nemmeno sporto denuncia. La giustizia ungherese l’ha tenuta in un carcere durissimo, con condizioni igieniche pessime e con gli atti del processo solo in lingua ungherese. Rischia una condanna ad oltre 20 anni di carcere.
“Spero che Salis possa dimostrare la sua estraneità con la cosidetta ‘banda del martello'”, l’auspicio di Meloni al termine dei lavori del vertice straordinario del Consiglio europeo. Cerca di evitare strappi, ricordando che “anche in Ungheria c’è un’autonomia dei giudici”. Fermo restando che occorre “garantire un trattamento di di dignità”, sulla immagini dell’accusata italiana in catena prende le distanze ‘in modo garbato’. “Non è nostro costume e quindi certe immagini da noi impattano“, dice rispondendo ai giornalisti a Bruxelles. “Ma procedure analoghe ci sono anche in altri Paesi, anche occidentali”.
unIl vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva chiesto al governo ungherese di “vigilare e intervenire affinché vengano rispettati i diritti, previsti dalle normative comunitarie, della cittadina italiana Ilaria Salis detenuta in attesa di giudizio”. Il segretario della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, in un punto con la stampa ieri al Parlamento Ue ha ricordato che “non è accettabile che nel 2024 si vada in tribunale con i ceppi”, ma non ha risparmiato un attacco alla detenuta: “Se è colpevole deve pagare, e se il reato l’ha commesso in Ungheria deve essere processata in Ungheria“, aggiungendo che “non sarebbe accettabile che possa fare la maestra”.