Bruxelles – Una dipendenza che dovrebbe diminuire, e invece aumenta per il secondo anno consecutivo. Secondo l’Ufficio Statistico dell’Unione europea, nel 2022 il 70,9 per cento dell’approvvigionamento energetico complessivo dei 27 Paesi membri proveniva da combustibili fossili.
Eurostat ha calcolato il rapporto tra la domanda energetica totale di un Paese e la quota di combustibili fossili. Il risultato è in un aumento rispetto al 2021, quando era pari al 69,9 per cento. La pandemia ha fatto finora da spartiacque: dal 1990, il primo anno per cui sono disponibili i dati, fino al 2020, la dipendenza dell’Ue dai combustibili fossili è diminuita dall’82,3 per cento fino al minimo storico del 69,7 registrato nel 2020. Per poi prendere il segno opposto, nonostante un continuo aumento delle energie rinnovabili che però non tiene il passo della contemporanea ripresa della domanda di energia.
Nella prima analisi della Commissione europea sulle bozze dei piani nazionali per l’energia e il clima (PNEC) presentate dai 27 Paesi membri – pubblicata il 19 dicembre -, Bruxelles ha dovuto rivedere al ribasso gli sforzi sulle rinnovabili e sul risparmio dei consumi energetici. Per quanto riguarda la produzione di energia pulita, la traiettoria attuale porterebbe a una quota del 38,6-39,3 per cento di energie rinnovabili nel mix energetico entro il 2030, mentre la nuova direttiva fisserebbe un target del 42,5 per cento. La Commissione l’ha dichiarato in modo esplicito: senza un intervento più deciso dei governi degli Stati membri, l’Unione europea rischia di rimanere indietro sugli obiettivi per il 2030.
Più di tutti Malta, che rimane il paese dell’Ue con la quota più elevata di combustibili fossili nell’energia lorda disponibile (96,1 per cento), seguita da Cipro all’89,3 e dai Paesi Bassi all’87,6 per cento. Tra tutti i Paesi Ue, solo Svezia (30,4 per cento) e Finlandia (38,3 per cento) avevano quote inferiori al 50 per cento. Al di sopra della media Ue l’Italia, al ventesimo posto su 27. Negli ultimi dieci anni la quota di combustibili fossili sul totale della domanda energetica italiana è diminuita dall’83,4 per cento al 79 per cento. Ma dal 2021 al 2022 è aumentata nuovamente dello 0,7.
L’anno scorso le diminuzioni maggiori, anche se piuttosto contenute, della quota di combustibili fossili sull’energia disponibile lorda si sono verificate in Lettonia (-3,7 per cento), Slovacchia (-2,1 per cento) e Ungheria (-1,9 per cento). Mentre gli aumenti maggiori si sono verificati in Estonia (+4,2 per cento), Francia (+2,9 per cento) e Bulgaria (+2,8 per cento).