Verso le dieci di mattina di un pigro mercoledì pre pasquale un tweet rompe il normale traffico Twitter. Il messaggio è di quelli destinati a fare molto rumore: la Commissione europea pone fine ai negoziati con gli Usa sul Ttip, il trattato di libero scambio. In pochi minuti il messaggio viene ritwittato ancora e ancora, accompagnato dal link con la fonte della storica notizia. Cliccandoci si apre una pagina standard di quelle con cui l’esecutivo comunitario diffonde i suoi comunicati stampa che approfondisce la notizia. “La Commissione europea oggi ha contattato il dipartimento di Stato degli Stati Uniti per comunicare l’intenzione di stoppare immediatamente i negoziati” sul Ttip. “La decisione unilaterale dell’esecutivo Ue avrà effetto immediato e non sono previsti ulteriori negoziati”, si legge.
A spiegare la rivoluzionaria decisione anche le parole dello stesso presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker: “È una decisione storica per la democrazia europea. Le persone hanno parlato e hanno chiaramente detto che non vogliono alcun tipo di Ttip” e “noi vogliamo essere una Commissione che ascolta i cittadini”, si legge. Poi il presidente va oltre e in uno slancio di sincerità aggiunge: “È un sollievo potere finalmente ammettere quello che tutti sappiamo: che il Ttip avrebbe portato benefici solo ai profitti di poche multinazionali, mentre avrebbe esacerbato le ineguaglianze e avrebbe creato una corsa al ribasso in termini di standard sociali e ambientali”. Una notizia bomba, se non fosse per un dettaglio in alto a sinistra nella pagina. La data: 1 aprile 2015.
Lo storico stop ai negoziati sul Ttip è nient’altro che un pesce d’aprile stile Eurobubble. Uno scherzo ben riuscito, che grazie alla grafica perfetta e a qualche condivisione frettolosa, si è diffuso a macchia d’olio tra i molti appassionati al dibattito sul trattato di libero scambio tra Ue e Usa tanto inviso all’opinione pubblica. Ad un’occhiata più attenta, si nota facilmente che l’url della pagina web del comunicato è, seppure simile, un altro rispetto a quello ufficiale della Commissione europea e che il sito a cui si viene indirizzati è costituito da quell’unica pagina. Anche il contenuto dovrebbe suscitare non pochi dubbi, visto che il presunto Juncker conclude la sua dichiarazione scrivendo: “Ora ci impegneremo a creare negoziati ancora meno trasparenti con i nostri compari d’oltreoceano e ad inventare un nome ancora più arcano per i negoziati, con un acronimo totalmente impenetrabile e vedremo se riusciremo a farla franca”.
Ma chi c’è dietro all’ingegnosa trovata? Tra i principali indiziati, il gruppo dei Greens al Parlamento europeo, da sempre tra i più tenacemente contrari all’accordo di libero scambio. E’ loro uno dei primi tweet: “Notizia strailiante: Juncker annuncia che la Commissione sta bloccando i negoziati sul Ttip”, cinguettano i Verdi, con tanto di link e pure lo screenshot di un tweet di Juncker (che in realtà sul suo profilo ufficiale non esiste): “Abbiamo deciso di ascoltare i cittadini europei e stiamo stoppando a tempo indeterminato i negoziati Ue-Usa sul Ttip”, cinguetta Juncker. Ma è solo quello finto. La speranza dei Greens (e non solo) di vederlo fare anche a quello reale, rimane per ora soltanato tale.
https://twitter.com/GreensEP/status/583163048967442432