Bruxelles – Due round negoziali ma ancora pochi progressi sul ‘Net-zero Industry Act’, la legge per l’industria a emissioni zero proposta dalla Commissione europea a marzo dell’anno scorso. Dopo un infruttuoso secondo incontro negoziale che ha avuto luogo lunedì a Bruxelles, i negoziatori del Parlamento e del Consiglio Ue ci riproveranno il 6 febbraio in quello che potenzialmente potrebbe essere il trilogo (come viene definito in gergo il negoziato tra Parlamento e Consiglio, mediato dalla Commissione) decisivo.
Dopo circa cinque ore di negoziati, restano ancora diversi nodi da sciogliere per un accordo. Lunedì le discussioni si sono concentrate principalmente sull’ambito di applicazione della catena di approvvigionamento; le condizioni abilitanti per la produzione di tecnologie Net-Zero, come il punto di partenza del processo di rilascio dei permessi; poi ancora, l’ambito di applicazione dell’obbligo di contribuire all’obiettivo dell’Unione per la capacità di iniezione di CO2 disponibile; le condizioni per l’accesso ai mercati, come i requisiti minimi per gli appalti pubblici e il rafforzamento delle competenze per la creazione di posti di lavoro di qualità.
Visto il numero dei punti ancora in sospeso da discutere, fonti vicine al dossier escludevano fin dal principio che si potesse arrivare a un accordo già ora. Tanto che un nuovo incontro negoziale è stato messo in calendario per il mese di febbraio. Gli Stati membri Ue hanno trovato un accordo sulla loro posizione lo scorso 7 dicembre, mentre l’Europarlamento ha adottato la sua posizione in plenaria lo scorso 21 novembre. Il negoziato per arrivare a una posizione comune è iniziato lo scorso 12 dicembre. I colegislatori dell’Ue partono da posizioni diversi sul campo di applicazione del regolamento e anche sull’elenco delle cosiddette tecnologie “strategiche”.
Nel suo mandato, l’Europarlamento ha esteso il campo di applicazione all’intera catena di fornitura (componenti, materiali e macchinari di produzione), proponendo un unico elenco di tecnologie strategiche net-zero. Gli Stati membri al Consiglio Ue hanno conservato, come nella proposta della Commissione europea, la distinzione tra tecnologie “strategiche” e “non strategiche”.
“La principale preoccupazione degli Stati membri sembra essere quella di mantenere il più possibile i nostri appalti pubblici e di autorizzarli, mentre il sistema attuale è il problema che il regolamento cerca di risolvere. Invito tutti gli Stati membri a riconsiderare se la loro posizione sia davvero la migliore per il nostro futuro”, ha commentato il relatore per il Parlamento, Christian Ehler, accusando gli Stati membri Ue in un post su X (ex Twitter) di non sentire l’urgenza della concorrenza con le altre potenze globali.
After a night of reflection I concluded that while we made progress at the #NZIA trilogue, there is a long way to go. Unfortunately, days after the biggest European solar producer announced plans to relocate to the US, @EUCouncil still does not feel the urgency of this file.
— Dr Christian Ehler (@MEP_Ehler) January 23, 2024
La proposta dell’Esecutivo europeo in sostanza si compone di permessi accelerati, progetti strategici per la decarbonizzazione dell’industria europea entro il 2030 e otto tecnologie chiave con cui attuarla. Nella proposta di regolamento di metà marzo, la Commissione europea ha individuato otto tecnologie net-zero ‘strategiche’ (distinte dalle semplici tecnologie net-zero) a cui garantire tempi accelerati per le autorizzazioni e verso cui incanalare gli investimenti (tecnologie solari fotovoltaiche e termiche; eolico onshore e energie rinnovabili offshore; batterie e accumulatori; pompe di calore e geotermia; elettrolizzatori e celle a combustibile per l’idrogeno; biogas e biometano; cattura e stoccaggio del carbonio; tecnologie di rete).
Un punto di contatto tra le due posizioni è che entrambi hanno ampliato l’elenco, per includervi anche la fissione nucleare (che invece la Commissione europea ridimensionava tra le tecnologie non strategiche).
Il regolamento per l’industria a emissioni zero è l’ultimo dei tre pilastri del Piano industriale per il Green Deal su cui i colegislatori europei devono raggiungere un accordo. Sugli altri due – la riforma del mercato elettrico e la legge sulle materie prime critiche – un accordo è stato raggiunto nel 2023.