Bruxelles – Anche matrimoni forzati, adozioni illegali e sfruttamento della maternità surrogata saranno punibili con una pena massima di almeno cinque anni di reclusione, o di almeno dieci anni in caso di reati aggravati. Su tutto il territorio europeo: il Consiglio dell’Ue e l’Eurocamera hanno trovato ieri sera (23 gennaio) l’accordo per ampliare la portata dell’attuale direttiva comunitaria sulla lotta alla tratta di esseri umani.
“Era chiaro che fosse necessario rivedere la direttiva del 2011″, ha commentato la relatrice del regolamento per il Parlamento europeo, la svedese della Sinistra europea Malin Björk. Per sfruttamento della maternità surrogata, precisa il Consiglio dell’Ue in una nota, si intende “costringere o ingannare le donne che accettano di partorire un bambino per conto di un’altra persona o coppia“.
Le nuove norme prevedono inoltre l’introduzione di sanzioni per le imprese condannate per tratta, compresa l’esclusione dalle gare d’appalto e dal rimborso di aiuti o sussidi pubblici e – nel tentativo di ridurre la domanda – la criminalizzazione dell’utilizzo dei servizi forniti da una vittima di tratta, quando l’utente sa che la vittima è sfruttata.
La tratta di esseri umani commessa o facilitata attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, compresi internet e i social media, diventerà una circostanza aggravante quando si tratta di sfruttamento sessuale e comporterà pene più elevate. Il rafforzamento della direttiva prevede anche nuove tutele per le vittime. Innanzitutto gli Stati membri dovranno garantire che i pubblici ministeri possano scegliere di non perseguire le vittime per atti criminali che sono state costrette a commettere. E viene sottolineata la necessità di un “approccio attento al genere, alla disabilità e ai minori”.
Un punto importante – sottolineato da Björk – è la chiusura del cortocircuito per cui le vittime di tratta che cercano protezione internazionale non accedono alle stesse procedure dei richiedenti asilo. Le nuove regole assicurano che “le autorità anti-tratta e in materia di asilo coordinino le loro attività in modo che le vittime della tratta, che necessitano anche di protezione internazionale, ricevano sostegno e protezione adeguati e che il loro diritto di asilo sia rispettato“.
Secondo i dati Eurostat, nel 2022 le vittime della tratta di esseri umani nell’Ue sono state 10.093, di cui il 63 per cento donne. Ma il numero reale è probabilmente molto più alto, poiché molte vittime non vengono individuate. Sempre nel 2022, sono stati individuati 8.064 sospetti trafficanti, di cui 2.097 sono stati condannati. Un fenomeno con profitti stimati per 2,7 miliardi di euro. “Oggi siamo un po’ più vicini a porre fine a questa forma di barbarie”, ha esultato Eugenia Rodríguez Palop, relatrice della proposta per l’Eurocamera in Commissione giuridica. Rodríguez Palop e Björk hanno ammesso che si sarebbe potuti arrivare a “un divieto più ampio sullo sfruttamento, compreso quello sessuale”, ma che alla fine i negoziatori dell’Eurocamera hanno dovuto cedere alle resistenze di alcuni Stati membri.