Bruxelles – A due mesi dalle elezioni più dirompenti della storia recente dei Paesi Bassi è ancora in alto mare l’iter per la formazione del nuovo governo, nonostante le rivendicazioni di trionfo del partito di estrema destra anti-migrazione, anti-islamico e fortemente euroscettico Pvv (Partito per la Libertà). In uno scenario politico storicamente frammentato come quello dei Paesi Bassi, il quadro delle alleanze si regge su un delicato equilibrio di intese tra i partiti. E al momento i colloqui stimolati dal leader del Pvv, Geert Wilders, non stanno ancora indicando il possibile raggiungimento di un compromesso con le due maggiori forze liberali e di centro-destra per un sostegno (in maggioranza o dall’esterno) di un esecutivo guidato da un politico quantomeno controverso e molto simile per stile retorico all’ex-presidente statunitense, Donald Trump.
Da un mese e mezzo sono in corso i colloqui tra la formazione di Wilders, il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (Vvd), il Nuovo Contratto Sociale (Nsc) e il Movimento Civico-Contadino (Bbb). L’obiettivo per il negoziatore incaricato dal leader del Pvv, Ronald Plasterk, è quello di raggiungere quota 76 seggi su 150 alla Tweede Kamer (la Camera bassa del Parlamento nazionale dei Paesi Bassi), ovvero convincere altri 39 deputati a unirsi ai 37 nazionalisti appena eletti per formare una maggioranza parlamentare che sostenga il gabinetto Wilders. Al momento solo i populisti agrari di Bbb si sono detti esplicitamente disposti a entrare in una coalizione destra con i propri 7 deputati, ma gli occhi sono puntati piuttosto sulle scelte dei due maggiori partiti del centro-destra: in caso di responso positivo, i 24 del Vvd e i 20 di Nsc porterebbero la maggioranza a una solida quota di 88 parlamentari, lasciando la coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks (PvdA/Gl) a guidare l’opposizione insieme ad altri 10 partiti minori.
Ripresi lunedì (22 gennaio), i colloqui a quattro per la formazione del nuovo governo dei Paesi Bassi sono abbottonattisimi e trapela poco dall’interno. Ma, in vista del resoconto al Parlamento previsto a inizio febbraio, non sono ancora state risolte le divergenze tra i due partiti centristi e quello di estrema destra sul rispetto dello Stato di diritto e della Costituzione nazionale, con il nodo delle politiche anti-islamiche e anti-Ue proposte agli elettori dal Pvv. Wilders non solo vuole “vietare” moschee, Corano e scuole islamiche nel Paese ed “espellere” gli olandesi con doppia cittadinanza che commettono reati, ma anche sottoporre ai cittadini un referendum per lasciare l’Unione Europea. L’aspirazione alla “Nexit” (da Netherlands più exit) in uno dei Paesi membri fondatori dell’Unione preoccupa non solo i partiti europeisti nei Paesi Bassi, ma soprattutto le istituzioni comunitarie a Bruxelles, a causa del rischio che il tema dell’abbandono dell’Ue diventi un tema elettorale in vista delle elezioni europee di giugno (anche l’estrema destra di Alternative für Deutschland in Germania propone esplicitamente la “Dexit”).
Cos’è successo alle ultime elezioni nei Paesi Bassi
Secondo quanto emerso dai risultati ufficiali del voto del 22 novembre 2023, il partito di estrema destra Pvv ha registrato la prova elettorale più convincente della sua storia, diventando la prima forza in Parlamento e rivendicando la guida dei Paesi Bassi: con il 23,5 per cento delle preferenze ha staccato di 8 punti percentuali la coalizione tra il Partito del Lavoro e la Sinistra Verde GroenLinks, guidata dall’ex-responsabile per il Green Deal Europeo nella Commissione Ue, Frans Timmermans. Nonostante la crescita dei voti (+4,7 per cento) rispetto alle ultime elezioni del 2021 – quando le due forze correvano divise – la coalizione rosso-verde si è fermata al secondo posto con 25 seggi, dietro ai 37 del Pvv.
Terzo posto per il centro-destra del Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (che a dispetto del nome non fa parte della famiglia del Partito Popolare Europeo, ma dei liberali di Renew Europe), con un crollo di 6,7 punti percentuali e 10 seggi in meno alla Tweede Kamer (da 34 a 24). Stessa sorte per i liberali di Democraten 66 (da 24 a 9 seggi) e per i cristiano-democratici di Appello Cristiano Democratico (da 15 a 5). Exploit per la nuova formazione di centro-destra Nuovo Contratto Sociale, che si è posizionata al quarto posto con il 12,8 per cento e 20 seggi. Da segnalare anche l’avanzata del Movimento Civico-Contadino – partito populista che sostiene gli interessi degli agricoltori – con 7 seggi (+6 dalla scorsa legislatura).