Poca chiarezza, qualche problema di trasparenza, e persino qualche rischio di confusione giuridica. Il piano Juncker per gli investimenti dovrà essere rivisto, se si vuole che funzioni davvero. Ammesso che funzioni. Perchè allo stato attuale non è chiaro come verrà messo in atto, e quindi è impossibile dire di cosa si stia parlando. Questo il giudizio della Corte dei conti europea. In un apposito parere, sottoscritto dal presidente Vitor Manuel da Silva Caldeira, l’organismo Ue responsabile della verifica delle entrate e delle uscite dell’Ue, individua le aree oscure della proposta di regolamento per il Fondo europei per gli investimenti strategici (Feis), lo strumento di finanziamento del piano per gli investimenti della Commissione europea, proposta che sembra deficitaria già nei fondamentali. Tanto per essere chiari, “sarebbe opportuno dare una definizione di ‘capacità di sopportazione del rischio’” dello stesso fondo, rileva la Corte dei conti. Ma non è che una delle cose ritenute non chiare. Non si sa come funzionerà né quanto costerà il Feis. Secondo i rilievi dell’organismo di Lussemburgo, il rischio di mancato recupero delle spese della Banche europea per gli investimenti (Bei), che gestirà in prima persona il Piano, “è interamente a carico del Feis” (fino a 160 milioni di euro). Tali spese “non sono definite e possono essere aumentate dai costi di gestione sostenuti dalla Bei quando finanzia il Fondo europeo per gli investimenti Fei”, un altro fondo in vigore dal 1994. “Poiché non vi è alcun limite alla durata del Feis, il totale consolidato dei costi di gestione è sconosciuto e, per di più, senza tetti”.
In sostanza mancano garanzie e, soprattutto, le coperture. Ma non finisce qui. La proposta di regolamento contempla la costituzione di un Investment Advisory Hub europeo (Eiah), il comitato responsabile della selezione dei progetti e l’identificazione delle opere da finanziare con il piano Juncker. Tale ‘hub’ è concepito come l’unico centro responsabile per analisi tecniche e questioni legali legate al finanziamento dei progetti. Ma per la Corte di Conti “occorre chiarire come l’Eiah porterà valore aggiunto e come si coordinerà con gli altri esperti”. La proposta “non specifica neppure la natura giuridica dell’Eiah né la sua struttura operativa”. Di più: ci sono problemi legati ai finanziamenti dello stesso hub per gli investimenti. Eiah funzionerà principalmente grazie alle dotazioni esistenti nel quadro dei programmi comunitari Horizon 2020 (per la ricerca) e Cef (per le reti di trasporto e di telecomunicazioni). A questi fondi si aggiunge un finanziamento supplementare fino a un massimo di 20 milioni di euro l’anno fino al 2020, ma “nessun dettaglio o riferimento è indicato al fine di giustificare tale finanziamento supplementare”, rileva la Corte dei conti.
Ma il pasticcio ‘made in EU’ non è ancora finito. A livello meno tecnico e molto più generale la proposta di regolamento per il fondo Feis “non fornisce né la natura legale del fondo né spiegazioni su come funzionerà”. I progetti possono essere finanziati dall’Ue e dai privati insieme? Ebbene, per la Corte dei conti l’assistenza di una stessa opera da parte di diverse fonti di finanziamento, “con aspetti legali e giuridici differenti, potrebbe creare un conflitto per quanto riguarda le regole da applicare”. Un aspetto, questo, “non chiarito nella proposta”. Così come “dovrebbero esserre indicati” i criteri di valutazione del valore aggiunto, la mobilitazione delle risorse del settore privato, le uscite previste e quelle effettive, i risultati e l’impatto delle operazioni di finanziamento e di investimento della Bei. Visti i risultati dell’esame del testo, la Corte dei conti si dichiara “disponibile” a offrire il proprio contributo a Consiglio e Parlamento per l’iter legislativo in corso, e colmare quelle lacune che la Commissione ha prodotto nella sua proposta.