Bruxelles – Nessun isolamento e nessuna mossa in avanti da parte dell’Italia a Bruxelles sul dossier della carne coltivata in laboratorio, anche detta sintetica attraverso l’impiego di cellule staminali lavorate. L’Italia non è sola e non è avventata sulla questione e lo ha rivendicato il ministro dell’agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, che oggi (23 gennaio) al Consiglio Ue Agricoltura che si è tenuto a Bruxelles ha presentato insieme ai ministri francese, Marc Fesneau, e austriaco, Norbert Totschnig, un documento per chiedere alla Commissione europea di fornire “notizie scientifiche certe su questi alimenti”. E accendere i riflettori sul fatto che in seno al Consiglio Ue potrebbe crearsi una minoranza di blocco nel caso in cui dovesse arrivare una richiesta di immissione in commercio.
Il documento è stato sostenuto da altre nove delegazioni (ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca), anche se per il momento Bruxelles non ha ricevuto alcuna richiesta di immissione sul mercato europeo di cibo coltivato in laboratorio. “Evidentemente, l’Italia non era isolata su questa posizione ma, anzi, è all’avanguardia nella protezione delle nostre filiere agricole, della salute dei cittadini, dei consumatori e della qualità. Quindi non c’è niente che abbiamo fatto in maniera erronea, abbiamo lavorato in anticipo”, ha puntualizzato Lollobrigida parlando ai giornalisti a margine del Consiglio.
La carne coltivata in laboratorio – così come l’assunzione di proteine da insetti – sono esempi di cosiddetti ‘nuovi alimenti’ (novel food, ndr), come vengono definiti da Bruxelles quei cibi che non sono stati consumati “in modo rilevante” dalla popolazione europea prima del maggio 1997. La categoria comprende nuovi alimenti, alimenti da nuove fonti, nuove sostanze utilizzate nei prodotti alimentari nonché nuove modalità e tecnologie per la produzione di alimenti. E sono tutti sottoposti a una rigida valutazione di sicurezza da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa).
Ma sulla carne sintetica il dibattito rimane su un piano ancora ipotetico, dal momento che la Commissione europea ancora non ha ricevuto richieste e lo ha ribadito oggi nel corso del briefing quotidiano con la stampa. Non abbiamo “ricevuto finora alcuna richiesta di autorizzazione al commercio di carne coltivata in laboratorio per il mercato europeo”, ha chiarito il portavoce della Commissione europea per la salute e la sicurezza alimentare, Stefan de Keersmaecker, ricordando il lavoro dell’Unione Europea nel “garantire che i nostri alimenti, e questo include anche i nuovi alimenti come la carne coltivata, siano sicuri, grazie a regole di sicurezza alimentare molto severe che comprendono, tra le tante cose, una valutazione molto approfondita da parte dell’Efsa”.
Per Lollobrigida resta “un potenziale pericolo per l’Europa da tanti punti di vista. Forse quello sanitario, forse quello ambientale, forse quello etico”. Tanto che l’Italia è da mesi in prima fila a Bruxelles per scoraggiare ogni tipo di intervento di Bruxelles per autorizzare al commercio la carne sintetica e a novembre ha approvato un disegno di legge per vietare la produzione e la vendita di “alimenti e mangimi sintetici”, anche se per il momento in Europa non c’è alcun prodotto coltivato in vitro o in laboratorio da commercializzare.
“L’Italia è contraria a produzioni di nutrimento che rischiano di mettere in discussione la salute, l’ambiente, il nostro modello produttivo e il diritto di accesso al cibo di qualità” ma non “alla ricerca e alla verifica dei dati”, ha precisato il ministro nella sessione pubblica. Il documento trasmesso a Bruxelles è meno netto del divieto alla commercializzazione promosso invece dal governo Meloni e dalle parole di Lollobrigida.
Nella sostanza, i ministri firmatari chiedono nel documento che “prima di qualsiasi autorizzazione” al commercio, la “Commissione avvii una vera e propria consultazione pubblica sulla carne coltivata in laboratorio” e una “valutazione d’impatto completa e basata sui fatti sulla carne artificiale prima di qualsiasi autorizzazione alla vendita e al consumo”. Questa valutazione d’impatto – prosegue il documento – dovrà affrontare “questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, oltre che nutrizionali, di sicurezza sanitaria, di sovranità alimentare e di benessere animale”. Come sintetizza il ministro italiano il documento chiede “risposte e che, eventualmente, si ricorra ad una cosa molto democratica: domandare un parere anche ai cittadini europei attraverso una consultazione pubblica”.