Per ora si parla ancora di “iniziative”, si stenta ad usare il termine “missione”, ma con ogni probabilità i ministri degli Esteri dei Ventotto, nel corso della riunione di lunedì, daranno mandato all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini, di avanzare “il prima possibile” proposte concrete per un impegno di forze europee in Libia. Nella bozza di conclusioni del Consiglio Esteri a cui si sta lavorando si sottolinea che servono “condizioni minime” affinché si possa mettere davvero in atto questa ipotesi: il buon esito dei negoziati in corso sotto la guida dell’inviato delle Nazioni Unite, Bernardino Leon e la formazione di un governo di unità nazionale.
Ma se questa situazione dovesse verificarsi, da parte degli Stati membri si dovrebbe registrare un sostegno sostanzialmente unanime. Quella di una missione Ue “non è un’ipotesi controversa, c’è abbastanza sostegno” da parte di tutti, sottolinea una fonte diplomatica a Bruxelles. Lo scenario su cui si sta lavorando, aggiunge, è quello in cui si ricreino le condizioni minime perché le forze europee (si dovrebbe parlare sostanzialmente di carabinieri) possano operare per “riaggregare e creare una sorta di cintura di sicurezza”.
Molti, nella pratica, i possibili impieghi di una missione europea in Libia. Tra quelli su cui si sta ragionando, spiega un’altra fonte diplomatica, ci sono la separazione dei gruppi combattenti, la sorveglianza del rispetto del cessate il fuoco. Ma si valuta anche il dispiegamento di una forza navale al largo della Libia o l’uso delle forze Ue per la protezione delle infrastrutture strategiche, come gli aeroporti, o altri luoghi di rilievo, ad esempio il Parlamento libico. Parlare di cifre è ancora più che prematuro ma si potrebbe arrivare a immaginare, ipotizza la fonte, un invio di decine di migliaia di uomini.
Tutto questo nell’ipotesi A, in cui i negoziati in corso per trovare una soluzione politica vadano in porto. E la soluzione B? “Non esiste una soluzione B”, ammette una fonte europea. “Il piano B è resuscitare il piano A perché non ci sono alternative. Non ci sono soluzioni militari, bisogna trovare una soluzione politica”.