Bruxelles – Continuare sulla strada di regole più flessibili sugli aiuti di stato significherebbe frammentare il mercato unico europeo “lungo i confini nazionali”. E’ chiaro il messaggio che arriva dai premier di Svezia e Finlandia, Ulf Kristersson e Petteri Orpo, in una lettera consegnata venerdì 19 gennaio all’ex premier Mario Draghi, incaricato dalla Commissione europea di mettere a punto un report sul futuro della competitività economica dell’Unione europea.
Il tempismo del documento non è casuale: venerdì la presidente Ursula von der Leyen era a Stoccolma insieme ai due premier per iniziare i lavori di preparazione dell’agenda strategica dell’Ue (2024-2029), di cui la competitività sarà parte integrante e centrale. Il rapporto commissionato all’ex uomo della Bce dovrebbe arrivare dopo le elezioni europee di giugno. E che fungerà da base per le proposte legislative della prossima legislatura e della futura Commissione. “Siamo fermamente convinti che la competitività dovrà essere al centro della futura agenda strategica e della futura Commissione”, si legge nel documento.
Letter from @SwedishPM and @PetteriOrpo to Mario Draghi on European competitiveness. pic.twitter.com/Uk8Lv3UVcs
— Sweden in EU (@SwedeninEU) January 19, 2024
La roadmap per rafforzare la competitività economica dell’Ue dovrebbe puntare sul garantire “parità di condizioni” tra i Paesi membri e “investimenti pubblici e privati” sulla “transizione gemella verde e digitale”, scrivono. I due premier insistono sul fatto che l’Unione europea “sta perdendo da decenni terreno rispetto ad altre grandi economie come gli Usa, la Cina, il Giappone e la Corea del Sud”. Osservano ancora che l’’Europa sta affrontando forti difficoltà economiche e i successivi shock della pandemia e della guerra in Ucraina hanno messo sotto pressione le basi della sua prosperità”.
Parità di condizioni, ovvero il level playing field, tra imprese dentro e fuori l’Ue “costituisce il fulcro di un’economia sana, competitiva e produttiva”. Ma continuare “sulla strada dell’allentamento delle regole” sugli aiuti di Stato “significherebbe far perdere l’Europa e che il nostro mercato unico si frammenterebbe lungo i confini nazionali”, avvertono. I due premier entrano nello scontro aperto a Bruxelles tra chi sostiene l’allentamento delle regole sugli aiuti di stato per investire sulla competitività e chi invece sostiene di doverlo fare con risorse comuni europee.
Il dibattito si è riaperto bruscamente quando ad agosto 2022 gli Stati Uniti hanno varato il piano contro l’inflazione, l’Inflation Reduction Act (Ira), il piano di investimenti per le tecnologie verdi da quasi 370 miliardi di dollari, che ha fatto preoccupare l’Ue perché potrebbe svantaggiare le imprese europee dal momento che prevede sgravi fiscali per acquistare prodotti americani tra cui automobili, batterie ed energie rinnovabili. Stretta tra Washington e Pechino, Bruxelles ha deciso di varare a sua volta un Piano per l’industria green, che però non è paragonabile in termini di risorse a quello statunitense. Da lì è però iniziata una riflessione su come rendere competitiva l’Unione europea, che porterà a dei risultati non prima della prossima legislatura.
Bruxelles sa che l’allentamento delle regole sugli aiuti rischia di creare una frammentazione del mercato unico e una frattura tra gli Stati che hanno lo spazio fiscale per gli aiuti pubblici (di cui la gran parte sono notificati da Germania e Francia) e quelli che non ce l’hanno, come l’Italia. Per compensare l’allentamento degli aiuti di stato, la Commissione ha avviato il dibattito su un Fondo sovrano, presto ridimensionato a una piattaforma per le tecnologie pulite (Step – Strategic Technologies for Europe Platform), sulle cui risorse sono in corso i negoziati nel quadro della revisione intermedia di bilancio pluriennale.
Per un vero e proprio Fondo sovrano serviranno mesi, se non anni. Ma intanto il messaggio di Svezia e Finlandia, più che a Draghi, sembra rivolto a Francia e Germania, che sono i Paesi più avvantaggiati sugli aiuti di stato. Draghi non è mai stato un sostenitore netto degli aiuti di stato a pioggia, e quando era premier italiano ha promosso per primo l’idea del Fondo sovrano per l’industria. E’ difficile immaginare che la sua roadmap sulla competitività non metta a fuoco la necessità di vararne uno Made in Europe, magari con risorse comuni.