Le grandi riforme del governo italiano procedono a rilento e destano qualche preoccupazione. La Commissione europeo lo mette nero su bianco in un apposito rapporto pubblicato oggi. Il documento è un atto dovuto, che si inscrive nei compiti e nelle funzioni che i Trattati riconoscono all’esecutivo comunitario. Quando un Paese membro presenta squilibri economici (disavanzo eccessivo) Bruxelles è tenuta a monitorare il Paese in questione, pubblicando rapporti periodici. L’Italia si trova in questa situazione, ed è dunque sotto la lente dell’Ue.
“PROGRESSI DISCONTINUI” – Il documento parte da una considerazione generale: il nostro Paese “sta compiendo qualche progresso. Seppure in modo discontinuo”. Questo perchè ritardi nell’attuazione delle riforme e assenza di chiarezza rischiano di produrre effetti diversi da quelli attesi. Ad esempio la Commissione ritiene che le misure per la riscossione dell’Iva contenute nella legge di Stabilità appena approvata “abbiano le potenzialità” per rispondere agli aggiustamenti che si rendono necessari per l’Italia. Questo, però, solo “se i risultati sono in linea con le aspettative”.
La Commissione nutre in sostanza dubbi sull’efficacia dell’azione di governo, laddove palazzo Chigi sta insistendo.
SPENDING REVIEW – Sul fronte della revisione della spesa (o spending review), uno dei cavalli di battaglia di Matteo Renzi, “c’è il rischio che parte dei risparmi previsti a livello locale possano comportare una più elevata tassazione locale”. Inoltre per i prossimi anni servono risparmi e razionalizzazione della spese effettivi “per evitare aumenti di tasse indirette”. Sempre in merito alla spending review, rileva la Commissione Ue, “solo alcuni strumenti sono pienamente operativi”, e l’integrazione nel processo di bilancio annuale “resta indietro”. Quanto alle privatizzazioni, altro tema centrale per le politiche di riforma italiane, “la maggior parte delle vendite previste sono ancora in fase di preparazione”.
“SOPRAVVALTATO IMPATTO RIFORME” – Nel complesso, secondo le stime del governo il piano di riforme nazionale varrà un aumento del 3,9% Pil da qui al 2020. Ma, fa notare la Commissione europea, questi risultati “non sono stati avallati da nessuna istituzione nazionale indipendente” e in secondo luogo “sembrano sopravvalutare l’impatto delle riforme”. Le stime sull’impatto delle riforme si basano sulla loro versione originale. Non si tiene conto, in sostanza, dell’iter parlamentare e delle eventuali modifiche. Ciò significa che “c’è il rischio che le riforme possano cambiate durante il processo legislativo, determinando un impatto più ridotto sul Pil”. In secondo luogo, continua il rapporto della Commissione, una serie di ipotesi metodologiche adottate dalle autorità italiane influenzano in odo significativo la dimensione stimata dell’impatto delle riforme, ma la quantificazione degli shock “è in alcuni casi non sufficientemente specificata e sembra generosa”.