Bruxelles – Per Eva Kaili, l’europarlamentare investita dallo scandalo Qatargate, resta la revoca dell’immunità parlamentare. Il Tribunale dell’UE ha respinto il ricorso presentato dalla stessa Kaili perché gli atti in questione “non sono impugnabili”, e dunque la richiesta di tornare a godere dei pieni diritti riconosciuti ai membri del Parlamento europeo risulta “irricevibile nella sua interezza”.
I giudici di Lussemburgo ricordano che la richiesta di revoca dell’immunità è una misura “preliminare
e necessaria” per garantire l’efficacia delle indagini quando l’immunità di cui gode una persona costituisce un
ostacolo all’indagine che la riguarda”. Serve dunque a garantire alla giustizia di fare il proprio corso, ma una volta decretata comunque non comporta il divieto di continuare a svolgere le funzioni e quindi la revoca del diritto di non procedere “non può avere impatto sui diritti o sugli obblighi”.
Nel caso di Kaili, comunque, il pronunciamento del Tribunale dell’UE non cambia la possibilità per lei di continuare a sedere nell’istituzione. Non essendoci accuse formali né sentenze definitive, può continuare a svolgere le proprie funzioni. Adesso Kaili e i suoi legali hanno a disposizione 70 giorni per l’eventuale ricorso alla Corte.
La decisione di revocare a Eva Kaili la propria immunità risale al 15 dicembre 2022, quando a seguito di un’indagine sulla gestione delle indennità parlamentari la procuratrice capo della Procura europea, Laura Kövesi, ha chiesto alla presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di intervenire.