Bruxelles – La presidenza belga presenta le priorità del Consiglio dell’Ue per i prossimi sei mesi, ma l’urgenza del lavoro si spinge oltre. “Se le elezioni negli Stati Uniti porteranno di nuovo ad ‘America First’, sarà più che mai l’Europa da sola, ma non dobbiamo avere paura di questa prospettiva”, è stato l’avvertimento del premier Alexander De Croo nel suo intervento di questa mattina (16 gennaio) alla sessione plenaria del Parlamento Ue, illustrando le priorità di lavoro della presidenza di turno belga fino al 30 giugno. La preparazione dei Ventisette a “una prospettiva più solida, autosufficiente e sovrana” riguarda gli impegni nell’immediato, ma con una prospettiva di lungo termine, anche oltre le elezioni europee di inizio giugno e quelle negli Stati Uniti a novembre.
“Il 2024 sarà un anno cruciale, c’è molto in gioco per l’Europa e l’Occidente“, ha esordito così il premier De Croo davanti all’emiciclo di Strasburgo, mettendo in fila le priorità di lavoro dell’Unione per “raggiungere risultati per la vita dei cittadini, tutelare l’economia e preparare il futuro comune europeo”. È proprio l’economia una delle più grandi sfide per i Ventisette, di fronte al rischio di diventare “un museo economico” e rimanere schiacciati tra Stati Uniti e Cina: “L’unico modo per rimanere innovativi, creativi, ricchi di capitale e produttivi è aprire i mercati” della futura concorrenza europea: “Energia, digitale, intelligenza artificiale, difesa e mercati dei capitali”. Si attende la relazione dell’ex-premier italiano Enrico Letta “per dare nuovo slancio al Mercato unico europeo”, ma l’obiettivo è già chiaro: “Da Stoccolma a Napoli, da Dublino a Sofia”, l’Ue dovrebbe diventare “un grosso mercato di capitale”, facendo sì che si possa “passare da ‘ideato in Europa’ a ‘fabbricato in Europa’, fino al ‘made in Europe’ per creare economie di scala per i giovani imprenditori”, ha messo in chiaro De Croo.
Nell’affrontare la questione economica, la presidenza belga si troverà costretta a dare slancio al lavoro sul piano industriale. Il primo ministro De Croo ha illustrato la propria visione secondo cui “serve un Industrial Deal, oltre al Green Deal, che non è soltanto vitale per la nostra prosperità, ma è anche cruciale per vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici”. Anche in questo caso il confronto è con Stati Uniti e Cina: “La loro lotta ai cambiamenti climatici include il bastone e la carota per gli investimenti, mentre in Europa troppo spesso usiamo solo il bastone“. Fuori di metafora questo significa che “non possiamo solo fissare obiettivi climatici, ma anche indicare come questi obiettivi devono essere conseguiti”, coordinando un lavoro che da un parte “si concentri in modo strategico sulla riduzione delle emissioni di gas serra” e dall’altra “sostenga le imprese a sviluppare e utilizzare le tecnologie pulite”. Il Green Deal non è in discussione – “è la priorità, non si può mettere in pausa” – ma secondo De Croo è necessaria una riflessione su “esecuzione e sequenza” dell’attuazione per non perdere il sostegno della società: “Dobbiamo rendere gli investimenti ecologici accessibili a tutti, non solo a pochi fortunati”.
Le ambizioni dell’Unione Europea passano non solo dall’economia, ma anche dal posizionamento sulla scena globale. In questo senso per la presidenza belga è cruciale che l’Ue “si assuma le proprie responsabilità nei confronti dei suoi vicini”, ovvero Balcani Occidentali, Ucraina, Moldova e Georgia, che si trovano sul percorso verso l’adesione all’Unione. Di fronte alla possibilità che nel prossimo futuro si configuri un’Unione da 27 a 30 membri e oltre (fino a 37), allargamento e riforme interne vanno di pari passo: “Mentre i Paesi candidati si preparano all’adesione, noi non possiamo restare inerti”, ha confermato De Croo il lavoro su una “tabella di marcia” per la riforma dei Trattati. “Intendiamo lasciare il segno” in settori come il finanziamento dell’Unione, le future priorità politiche a livello europeo, il rafforzamento della democrazia e una migliore integrazione dello Stato di diritto nell’Unione, “per garantire che i criteri di Copenaghen non siano solo condizioni di adesione all’Unione, ma un obbligo permanente“. Proprio per questo motivo il premier De Croo ha promesso che i Paesi candidati saranno coinvolti nei ‘dialoghi sullo Stato di diritto’, “quanto prima, tanto meglio”.
E infine l’ultima priorità critica per la presidenza belga del Consiglio dell’Ue, che in questi primi mesi del 2024 deve essere finalizzata sulla base dell’accordo negoziato con l’Eurocamera dalla presidenza spagnola alla fine dello scorso anno: “Sono riusciti a riunire i punti di vista molto diversi degli Stati membri intorno a un obiettivo comune, compiere un importante passo avanti nel campo dell’asilo e della migrazione“, sono state le congratulazioni di De Croo a proposito del lavoro sul Patto migrazione e asilo. Il sistema basato su “solidarietà e una più equa distribuzione degli sforzi tra gli Stati membri” richiederà ora l’ultimazione del lavoro tecnico da parte di Bruxelles, con l’impegno politico parallelo di “sostenere gli sforzi in corso per rafforzare la dimensione esterna“. Il premier belga ha ricordato che la migrazione “è antica come l’umanità stessa, fa parte della nostra storia e farà parte del nostro futuro, che lo vogliamo o no”, ma questo non esclude la responsabilità dei Ventisette nel renderla “gestibile, controllabile e umana, per tutti i soggetti coinvolti” attraverso una politica estera europea “più coordinata e integrata” con “ampi partenariati con i Paesi terzi”.