Bruxelles – Tensioni e crisi in Medio Oriente non sono un fattore di rischio per gli approvvigionamenti e le forniture di gas naturale liquefatto (Gnl). Nessun problema per l’Unione europea, assicura la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, che esclude nuovi shock energetici sulla scia del conflitto tra Hamas e Israele. Un risultato reso possibile dalla politica attiva della Commissione, che ha saputo negoziare su più fronti facendo del prodotto energetico israeliano una quota minima e marginale rispetto agli acquisti complessivi.
Il Gnl israeliano arriva nell’Ue via Egitto. I numeri forniti da Simson nella risposta all’interrogazione parlamentare in materia, indicano che fino alla fine di novembre 2023 l’Ue ha importato 1,3 miliardi di metri cubi di Gnl dall’Egitto. Sembrano quantità enormi, ma che non lo sono rispetto ai 79,7 miliardi di metri cubi provenienti dalla Norvegia (di cui 4,1 miliardi di metri cubi di Gnl e 75,6 miliardi di metri cubi tramite gasdotti), e garantiti per i prossimi quattro anni, e agli “oltre 50 miliardi di metri cubi di Gnl dagli Stati Uniti, che è la principale fonte di gas naturale liquefatto dell’UE”.
Sì’, ammette la commissaria, in seguito agli attacchi terroristici di Hamas in Israele, “Israele ha sospeso per un breve periodo la produzione del giacimento di Tamar (produzione di 10 miliardi di metri cubi nel 2022) e le esportazioni verso l’Egitto”. Ma da una parte lo Stato ebraico “ha ripreso rapidamente senza incidere sull’offerta dell’Ue”, e poi la quota di Gnl israeliano rimane minima. Risultato, spiega: “Le forniture di gas naturale liquefatto da Israele ed Egitto all’UE, in questo momento, sono limitate e pertanto eventuali interruzioni dalla regione non avranno alcun impatto sulla sicurezza dell’approvvigionamento dell’Ue”.
Di fronte alla turbolenze in Medio Oriente ci sono comunque altre opzioni utili a rispondere a eventuali nuove interruzioni di forniture. Simson ricorda che nuove commesse di Gnl potrebbero essere garantite da Algeria, Paese con cui l’Unione mantiene contatti regolari e con l’Azerbaijan, altro Paese extra-Ue con cui esiste un rapporto di cooperazione sancito con la firma del protocollo d’intesa volto proprio ad rafforzamento delle relazioni bilaterali in diversi ambiti, incluso quello energetico.
Ma al netto di una situazione che sin qui, complice anche un attivismo commerciale europeo che garantisce diverse e più sicure opzioni, resta l’impegno dei governi nazionali. Già prima del conflitto mediorientale, e cioé dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina, “l’Unione europea si è concentrata sull’accelerazione dello sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica”, ricorda Simson. Che offre un nuovo pro-memoria agli Stati membri.