Arrivare all’intesa conclusa a Minsk “è stato molto difficile e non ci aspettiamo che l’implementazione sia semplice”. Si mostra decisamente poco fiducioso sulla riuscita del percorso di pace in Ucraina il presidente Petro Poroshenko che, in apertura della riunione del Consiglio europeo, ha aggiornato i capi di Stato e di governo sulla situazione sul terreno e sullo svolgimento dei negoziati, mostrando di credere molto poco alla buona volontà russa.
“Immediatamente dopo che l’accordo è stato firmato, i terroristi sostenuti dai russi hanno cominciato un’operazione militare”, ha accusato Poroshenko, spiegando anche: l’Ucraina “aveva chiesto un cessate il fuoco immediato e senza precondizioni”, ma i russi “hanno chiesto almeno 70 ore prima che fosse lanciato”. Lo stop alle violenze è stato poi fissato per la mezzanotte di sabato.
Insomma, chiede Poroshenko ai partner europei, “è fondamentale fare pressione perché siano mantenute le promesse sul cessate il fuoco, il ritiro dell’artiglieria, il rilascio dei prigionieri”. Pressioni da esercitare soprattutto su Mosca perché “noi – assicura Poroshenko – siamo sempre stati molto responsabili, non come l’altra parte”. Lasciando il Consiglio, il presidente ucraino dice di avere visto “unità” tra i partner europei, che “è la cosa più importante”, e chiede “un’effettiva coordinazione per ottenere risultati”.
All’Ue Poroshenko chiede anche di “supportare il processo di riforme”. Un “pilastro finanziario essenziale”, dice, saranno i nuovi prestiti messi a disposizione dal Fmi che porteranno il sostegno a 40 miliardi di dollari in quattro anni. “Ora per le riforme serve solo una precondizione: la pace e noi facciamo del nostro meglio per un’Ucraina stabile, affidabile e con una forte aspirazione europea”.