Molti sono i conflitti nei quali vengono ancora utilizzati bambini, per combattere o per eseguire attentati terroristici. Leila Zerrougui, rappresentante speciale dell’Onu, in occasione dell’International Day against the Use of Child Soldiers ha affermato che “mentre i governi hanno fatto progressi a riconoscere che i bambini non devono essere parte degli eserciti, il reclutamento dei bambini soldato rappresenta ancora un problema enorme”, e ha aggiunto che “la nostra collaborazione con l’Unione europea è essenziale per aiutare i bambini, troppo spesso esposti ad alti livelli di violenza, e per impegnarci a mettere fine al loro sfruttamento”. L’alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri Federica Mogherini ha dichiarato che “mano nella mano con Leila Zerrougui siamo determinati a continuare il nostro impegno per prevenire il reclutamento dei bambini, e non solo a smobilitare ma anche a reintegrare gli ex bambini soldato”.
Più di 250.000 bambini continuano a venire arruolati, in Afghanistan, nel Centrafrica, nel Congo, dai gruppi terroristici in Iraq e in Siria, in Sudan e in altri paesi. L’Ue sta finanziando programmi di reintegrazione, più di 108.000 bambini hanno beneficiato dell’iniziativa “Children of Peace” che provvede alla loro educazione in situazioni di emergenza; inoltre promuove il rafforzamento dei sistemi giudiziari nazionali, in modo che gli autori delle violenze possano essere puniti.
Zerrougui, in collaborazione con l’Unicef, nel marzo 2014 ha lanciato la campagna “Children, not Soldiers” per porre fine, entro il 2016, al reclutamento e all’impiego dei bambini da parte di forze governative in conflitto. La rappresentante dell’Onu e la Mogherini sostengono che ci sia “ancora molto lavoro davanti a noi”, ma, hanno concluso, “se continuiamo a condividere le nostre risorse e competenze possiamo contribuire ad un futuro più sicuro per i bambini”.