Finito il tempo di proclami e dichiarazioni di intenti, è arrivato il momento per la Grecia di sedersi al tavolo e iniziare a trattare con i partner europei. Trattative, quelle che inizieranno all’Eurogruppo, che si preannunciano tutt’altro che semplici. All’appuntamento Atene dovrebbe presentarsi con un piano in quattro o cinque punti su cui tentare di raggiungere un accordo: tra questi in particolare un programma-ponte fino alla fine di agosto e poi l’abolizione di circa il 30% del vecchio programma concordato con la Troika e la sua sostituzione con un pacchetto di 10 riforme da preparare in collaborazione con l’Ocse. Il pacchetto prevederebbe anche una sostanziale riduzione dell’avanzo primario della Grecia, dal 3% previsto dal memorandum all’1,49%.
Ma i segnali che giungono da Bruxelles sono decisamente poco incoraggianti. Con le autorità greche ci sono stati “scambi intensi”, ma “finora non sono stati fruttuosi”, ha spiegato oggi l’esecutivo europeo, ammettendo: le aspettative per un accordo “finale” all’Eurogruppo o al vertice dei capi di stato di questa settimana restano “molto basse”. Ancora più netto Jean-Claude Juncker che ha già chiarito: “L’umore generale nell’area euro non è cambiato al punto da far cedere senza condizioni alle richieste del governo Tsipras”. Più morbida la posizione dell’Italia che si dichiara pronta ad ascoltare le proposte greche: “Non abbiamo interesse a fare un muro contro muro – garantisce il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi – a trovare delle soluzioni che rispettino gli obiettiv e gli impegni e mettano tutti intorno ad un tavolo”.