Da una parte c’è l’offensiva, sempre più forte, dei separatisti filorussi. Dall’altra ci sono gli Stati Uniti, ormai praticamente convinti della necessità di inviare armi all’esercito di Kiev. In mezzo resta l’Europa, che tenta di arginare le tensioni e fa un ultimo disperato tentativo per evitare un passo che, come ha avvertito il capo della diplomazia russa, Serghei Lavrov, potrebbe avere “conseguenze imprevedibili” e “minare gli sforzi per una soluzione politica”. Dopo il sostanziale nulla di fatto della missione di Angela Merkel e Francois Hollande a Kiev e Mosca, tutto è rinviato a mercoledì quando il cosiddetto “formato normanno”, composto dai leader di Francia, Germania, Russia e Ucraina, si ritroverà a Minsk, stesso luogo in cui a settembre dello scorso anno si era firmato un primo memorandum per la pace, poi mai sostanzialmente rispettato. Questa volta si tratta davvero dell’ultima chance, poi “se non riusciamo a trovare un accordo sappiamo che c’è un solo scenario all’orizzonte. E si chiama guerra”, ha ammesso il presidente francese.
Ma l’appuntamento si terrà solo “se entro quella data si riuscirà a concordare su un certo numero di punti sui quali abbiamo discusso intensamente negli ultimi tempi”, ha già ammonito il leader del Cremlino, Vladimir Putin. Così in queste ore si moltiplicano gli sforzi diplomatici: “si continua a lavorare – ha spiegato la cancelliera tedesca – a un pacchetto di misure nel quadro degli sforzi per una soluzione globale del conflitto nell’est dell’Ucraina”. Prima di mercoledì, come ha precisato il Cremlino, è prevista anche una riunione del cosiddetto gruppo di contatto, formato da rappresentanti di Mosca, Kiev, Osce e separatisti filorussi, “per preparare le condizioni e i temi sostanziali” del vertice.
Nel frattempo la cancelliera tedesca è volata a Washington per un incontro con il presidente Usa Barack Obama che avrebbe dovuto essere dedicato al G7 di giugno in Germania e che invece sarà incentrato sul conflitto in Ucraina. Merkel ribadirà ad Obama l’opposizione tedesca all’idea che gli Stati Uniti forniscano armi all’esercito di Kiev. Posizione condivisa da diversi Stati Ue tra cui Francia, Italia, Gran Bretagna che hanno già chiarito il No ad armare Kiev, ma non da tutti. L’Estonia, ad esempio, sembra avere una visione molto diversa sul punto e, ricordano da Bruxelles, “ogni Stato è libero di decidere cosa fare” con l’invio di armi, purché “si rispetti il codice di condotta europeo, cioè una serie di regole che sono oggetto di un testo concordato insieme dai diversi Stati membri”.
Oggi la crisi ucraina sarà anche sul tavolo dei ministri degli Esteri dell’Ue a Bruxelles, riunione che avrebbe dovuto dare il via libera all’inserimento di 19 nuovi nomi nella lista nera dei sanzionati per la crisi ucraina. Un semplice passaggio formale, su cui tutti gli Stati avevano già concordato ma che si è deciso di rinviare per eliminare ogni segnale ostile nei confronti della Russia da parte dell’Ue in vista dell’incontro di mercoledì a Minsk dove la diplomazia europea si gioca il tutto per tutto. “Il principio delle sanzioni, decise dopo i fatti di Mariupol – ha spiegato il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius – è mantenuto ma l’applicazione si farà alla luce della situazione sul terreno. Concretamente si farà il punto lunedì prossimo e nel frattempo si vedrà se la riunione di Minsk avrà luogo e cosa ne uscirà”.