Bruxelles – L’Unione europea non ha futuro. L’accordo raggiunto in Consiglio UE sulla riforma del patto di stabilità non è quello di cui l’Unione ha bisogno. Non aiuta a crescere, non aiuta a stare meglio, non aiuta ad apprezzare il progetto di integrazione. Per questo i Verdi europei lo vogliono affossare, già a partire dal voto d’Aula sulla richiesta di avvio di negoziati inter-istituzionali, in programma mercoledì (17 gennaio). E’ il co-presidente del gruppo, Philippe Lamberts, a censurare l’intesa fin qui tra Stati membri e annunciare battaglia.
“Faremo di tutto per farlo fallire“, taglia corto parlando alla stampa a Bruxelles. Il motivo? Per Lamberts e i Greens si scarica tutto sui cittadini. “Solo per rispondere alla crisi climatica serviranno investimenti pubblici aggiuntivi pari all’1,5 per cento di Pil l’anno da qui al 2050″. Un aspetto non affrontato a dovere, secondo l’europarlamentare belga. Con la proposta di nuovo patto di stabilità, avverte, “una parte della spesa pubblica dovrà essere ri-orientata”. Ma come e dove? Tra i Verdi serpeggia un dobbio “Se pensiamo di trovare queste risorse da tagli a servizi sociali, sanità o istruzione il numero di europei che si sentirà lasciato indietro aumenterà“. In sostanza, sottolinea Lamberts, “non è questo il modo di fare la transizione” sostenibile ed è per questo che i Verdi si appongono all’idea di sostenere le nuove regole sulle politiche di bilancio.
Se Parlamento e Consiglio dovessero mettersi d’accorso sulle nuove regole di governance economica per come sono adesso “uccideremo altri spazi di investimento”. C’è la convinzione, detta con un’espressione estrema, che “ci stiamo sparando su entrambi i piedi”. Per questo “auspico che i negoziati falliscano“. Qui Lamberts entra nel merito del procedimento legislativo. I Verdi proveranno a evitare che non passi la richiesta di avviare i negoziati, consapevoli della probabilità di non farcela. E’ quindi il confronto inter-istituzionale il momento della verità, quello in cui Lamberts tenterà di affossare il patto di stabilità non gradito né a lui né al suo gruppo.